Fiore. La rabbia giovane

Il nostro parere

Fiore (2016) ITA di Claudio Giovannesi

Daphne è una sbandata che vivacchia rubando i cellulari nella metro di Roma. Catturata dai poliziotti finisce in carcere dove troverà l’amore con un ragazzo del braccio maschile.

Giovannesi, al suo quinto film, narra gli adolescenti di borgata, quella gioventù vitale e spigolosa che, spesso, sfoga la sua irrequietezza nell’illegalità. Il film esprime questa rabbia con un’energia vitale che prende spunto forse dalla Nouvelle Vague con cui condivide la fuga a perdifiato, la corsa verso l’ignoto, un destino nuovo ed inesplorato come nei 400 colpi o in Jules e Jim.

Anche in questo film, la fuga sembra essere l’unica via di salvezza per Dafne perché la sua è una lotta costante e quotidiana con la propria ineluttabile voglia di ribellione. Insofferente alle regole, ai sentimenti che non ha mai appreso a controllare per via di una infanzia sofferente e straziata, la ragazza è condizionata dall’assenza del padre e della madre, vuota di momenti di tenerezza che pure anela e ricerca.

Il film è intenso e vibratile, l’esordiente Daphe Scoccia è notevole, capace com’è di far trasparire con controllo l’esplosione di sentimenti, paure e angosce che prendono e dominano la protagonista. Josciua Algeri, scomparso a soli 21 anni per un incidente motociclistico a pochi mesi dal film, è il suo amore. Valerio Mastandrea, il padre galeotto pieno di rimorsi, sa fornire anima alle inadeguatezze dell’uomo mostrandolo titubante e timoroso verso la figlia: un’interpretazione che gli è valsa il David per miglior attore non protagonista.

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