Finchè c’è prosecco, c’è speranza. Leggerino

Il nostro parere

Finchè c’è Prosecco, c’è speranza (2017) ITA di Antonio Padovan

Omicidi misteriosi in un paesino veneto nei colli del Prosecco. Ad indagare c’è l’ispettore Stucky che partendo dal suicidio del conte Desiderio Ancillotto, vignaiolo di successo, ma malato terminale di cancro, cerca un collegamento con le altri morti.

Difficile dare un giudizio diverso dal “carino” per questo film. Nonostante l’ispirata presenza di Giuseppe Battiston che si aggira leggiadro per l’intera vicenda, i paesaggi inondati dalla vite, i borghi caratteristici, non si può non sottolineare l’estrema semplicità della struttura storica.

Il film appare, in realtà, una specie di pilot per una serie televisiva giallorosa pensato per sostenere la cultura dello slow food, mostrare una sensibilità ambientale, ragionare sui significati della vita attraverso la riflessione, lanciare una strizzatina d’occhio alla decrescita felice.

Tutto ispira simpatia ma la leggerezza in questo caso è mancanza di contenuti tirati per il tempo della proiezione

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