Due lettere anonime. Donne nella resistenza

Il nostro parere

Due lettere anonime (1945) ITA di Mario Camerini

Gina, operaia che guarda con simpatia i partigiani di cui fa parte il suo ex fidanzato. Durante l’occupazione tedesca si lega ad un uomo con cui spera di costruire una famiglia. Delle lettere anonime le indicano, però, che l’amante collabora segretamente con i nazisti. Si pone davanti a lei un dilemma etico.

La guerra ha costretto il cinema italiano ad inventarsi il neorealismo. La mancanza di studi cinematografici ha riversato per le strade gli autori che hanno cercato nel conflitto appena concluso, ispirazione per le  storie di un paese dilaniato. Camerini segue l’onda, ma da sempre il suo stile era attento al quotidiano, ai più umili, con annotazioni di cronaca e di costume inusuali per il periodo fascista.

Girato in modo asciutto e serrato, si tratta di un ritratto partigiano tutto al femminile, caso rarissimo nel cinema italiano. Il copione manca di qualità in alcuni punti, ma l’opera complessivamente si tiene con professionalità. Ispirati i ritratti di sfondo, il dialogo popolare.

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