Disobedience – Oltre le barriere

Il nostro parere

Disobedience (2018) USA di Sebastian Lelio

Ronit, originaria di una comunità ebrea ortodossa londinese, lavora come fotografa a New York dopo aver troncato i rapporti con il suo passato. Informata della morte del padre, torna a Londra per seguire le cerimonie della sepoltura e della settimana del lutto.

Un altro ritratto di donna fatto da Lelio. Dopo il ritratto di una cinquantenne in Gloria e del transgender Marina, Lelio sceglie due donne come protagoniste in un contesto ancora una volta impossibile. La comunità ortodossa ebraica di Londra deve essere sembrato a Lelio come il mondo ostile che allontana Marina, un mondo dove chi è considerato “diverso” deve essere escluso, cacciato.

Ronit ed Etsi: il loro amore omosessuale è scandalo e rottura nel mondo chiuso cui appartengono ma la loro capacità di resistere, come nelle precedenti opere, e di trovare il proprio baricentro personale diventa la tematica ricorrente dell’autore cileno.

Questo viene descritto con un’attenzione formale ed un rigore che cerca l’essenziale nell’immagine. Gli ambienti sono lo specchio dei personaggi. La cena dallo zio è la rappresentazione delle regole opprimenti della religione; la casa vuota è il simbolo dello stato d’animo di Ronit, sola e amareggiata.

Le intense interpretazioni della Weisz e della McAdams consente di seguire i palpiti emozionali dei personaggi senza scadere nel morboso, lasciando trasparire il desiderio dei sensi dai piccoli gesti. La loro bravura sta nel dare equilibrio ai momenti più scabrosi, forza alla credibilità di un rapporto che è rimasto saldo nonostante gli anni di lontananza.

In questo senso Lelio ha fatto un ottimo film, meno sul versante emozionale dove il controllo delle linee e degli spazi sovrasta ogni tanto i sentimenti.

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