Detroit. Violenza animale

Il nostro parere

Detroit (2017) USA di Kathryn Bigelow

Gli scontri razziali del 1967 a Detroit hanno portato ad un vero e proprio assedio dei quartieri neri. Esercito, guardia nazionale e polizia pattugliano la città per arrestare i saccheggiatori. Tutto questo avviene in un clima di violenza terribile, dove episodi di razzismo e di violenze razziali vengono coperti dalla situazione di allarme pubblico. Dopo una serie di colpi sparati con una pistola giocattolo, la polizia irrompe nel Motel Algiers cercando il presunto cecchino e scatenando una notte di terrore e di violenza che è passata alla storia per i suoi agghiaccianti risvolti.

La ricerca dell’essenzialità è ormai parte del DNA della Bigelow. La regista americana (unica donna a vincere l’Oscar nella categoria) insegue i fantasmi della società americana asciugando il suo linguaggio, aderendo sempre più al linguaggio giornalistico del reportage. I suoi personaggi, gli eventi hanno la forza delle immagini, la potenza intrinseca degli eventi che racconta. Prima era la guerra in Iraq, poi l’inseguimento di Bin Laden, ora l’odio razziale per un avvenimento realmente accaduto. Boal ricostruisce quanto avvenuto nell’hotel Algiers basandosi su testimonianze e atti processuali, utilizzando una certa libertà per le parti che non sono narrabili, poichè mancano fonti certe. Ma queste parti sono le dinamiche esatte degli omicidi, decisi a sangue freddo da tre poliziotti esaltati da una missione purificatrice che nasconde semplicemente l’odio per i neri.

La Bigelow ci mostra nella sua crudezza l’assurdità di quanto successo, in un crescendo di follia che non è stato mentale, bensì la convinzione di essere intoccabili, la presunzione di essere superiori. In condizioni eccezionali riemerge l’istinto omicida deciso su questioni etniche. Non ci sono motivi per quanto avviene, ma nonostante tutto i poliziotti non si fermano, reciprocamente sorretti dal solo odio: un odio feroce e bestiale.

Tanti sono gli attori che fanno parte di questo progetto. Nessuno eccelle, semplicemente perchè è un lavoro corale, fatto di atmosfere e di sentimenti. L’essenzialità della Bigelow serve a togliere ogni alibi, ogni velleità ai comportamenti degli agenti. Il montaggio frenetico, la macchina da presa che si sposta concitata a cogliere gli sguardi disperati delle vittime, le ombre negli sguardi dei carnefici è un esempio perfetto del cinema-movimento di deleuziana memoria. Anche se il film non riesce ad essere indimenticabile, la regia è di grande spessore, di forza inconsueta.

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