Da five bloods – Ritorno al Vietnam

Il nostro parere

Da five bloods – Come fratelli (2020) USA di Spike Lee

Quattro veterani della guerra del Vietnam vi ritornano dopo più di quarant’anni, alla ricerca di un tesoro nascosto durante il conflitto e della salma del loro caposquadra. A loro si aggiungono il figlio di Paul e altri personaggi.

La guerra del Vietnam è restato dentro di loro e il viaggio per riappropriarsi dell’oro è in realtà il tentativo di riprendersi la vita spezzata dal conflitto, di sanare le ferite interiori mai guarite nonostante siano passati 40 anni. E per Spike Lee è anche l’occasione per parlare del popolo nero secondo una diversa visuale, cercando di restituire onore a coloro che sono stati discriminati e colpiti anche se soldati coraggiosi e forti.

La scelta di affidarsi a Netflix ha garantito a Lee una libertà maggiore ma questa libertà gli ha nuociuto nell’ispirazione perchè l’urgenza politica ha preso il sopravvento sull’equilibrio estetico e sull’efficacia della sceneggiatura.Il tono didascalico di questo film, infatti, appesantisce molto la narrazione, lunga ben oltre due ore, perchè l’intreccio è solo la giustificazione per  riflettere sui diritti civili. Si inizia da Alì e Malcom X e si conclude con la lotta del Black Lives Matter come un lungo collegamento tra gli anni, tornando circolarmente alle parole di Martin Luther King.

Tuttavia manca totalmente a Spike Lee il dono della sintesi oltre che della forza innata delle sue narrazioni e delle immagini come accaduto nel suo ultimo capolavoro Blackkklansman. Per questo vederlo indugiare in panegirici pedagogici, in lunghissimi dialoghi programmatici che svuotano di efficacia gli eventi, delude profondamente.

Nessuno nega la validità di quanto raccontato, ma la sua forma è enfatica, ridondante e in più occasioni noiosa.

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