Cuore sacro. Chi salvare?

Il nostro parere

Cuore sacro (2005) ITA di Ferzan Ozpetek

Irene, affermata donna d’affari, recupera la vecchia casa dell’infanzia, dove la madre impazzita è rimasta rinchiusa per molti anni. Spinta dalla zia Eleonora, vera anima nera della famiglia, ne vorrebbe fare una serie di miniappartamenti. Mentre visita il palazzo incontra una ragazzina cui si sente attratta per motivi misteriosi. La ragazzina le consente di entrare in contatto con il mondo del sottoproletariato, degli emarginati, dei disperati. La morte della bimba la sconvolge e le fa mettere in discussione ogni cosa della sua esistenza. Irene dona tutto agli altri, cercando di salvarli.

Virata improvvisa del cinema di Ozpetek che affronta un tema più spirituale rispetto alla sua consueta cinematografia. Accantonati i principi della famiglia allargata, della ricchezza e della mescolanza delle diversità (ma non abbandonati del tutto), il regista turco scandaglia l’animo umano alla ricerca della salvezza, della redenzione da se stessi e dai propri errori. Complessivamente l’azione non riesce perché la spiritualità religiosa, filosofica non è nelle corde dell’autore, più lieve e leggero (senza per questo dare un valore negativo ai due termini) rispetto alla seriosità un po’ imposta dei personaggi.

Non a caso i momenti meglio riusciti sono quelli in cui Ozpetek lascia spazio alla sua ironia, gestendo un trio di attrici eccellenti in un paio di siparietti densi di intelligenza e carisma. Quanta differenza nelle battute pronunciate forzatamente in altre circostanze, segnatamente nel linguaggio utilizzato dalla ragazzina e dal sacerdote. Molto appare ridondante.

La sceneggiatura manca di equilibrio mentre gli attori (o meglio, le attrici) sono il punto forte del lavoro, un diamante capace di incidere e segnare. Borbora Bobulova fornisce una prova maiuscola, Lisa Gastoni è tagliente ed efficace, Erika Blanc è distante e astrale quanto basta per rendere la sua partecipazione memorabile.

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