Cry Macho – Una lunga vita

Il nostro parere

Cry macho (2021) USA di Clint Eastwood

Un’ex stella del rodeo accetta il lavoro di riportare a casa dal Messico un giovane ragazzo. L’improbabile coppia affronta un viaggio inaspettatamente impegnativo, durante il quale il cavaliere insegna al ragazzo cosa significa essere un uomo buono.

Eastwood ha 92 anni. Per trovare un esempio di carriera in età così avanzata bisogna ricorrere al regista portoghese Manoel de Oliveira che ha girato fino a 106 anni. Se Eastwood mantiene il suo ritmo cinematografico per un altro decennio o più, “Cry Macho”, sceneggiato da Nick Schenk e N. Richard Nash (autore anche del romanzo) sarà uno dei suoi film più nostalgico. Il titolo e il trailer suggeriscono un thriller d’azione potenzialmente avvincente e probabilmente mesto ma la trama è ben diversa, nonostante un inizio abbastanza canonico sia per la costruzione del suo personaggio che per la prova che il destino gli pone davanti.

La prima parte è infatti la descrizione di un uomo che ha perso tutto (anni prima la famiglia, ora il lavoro) e si ritrova con un bilancio della propria esistenza tutt’altro che positivo. L’incarico, per la verità forzato, che gli viene assegnato gli restituisce gradualmente la voglia di vivere.

Quando però arriva in Messico e la bella madre del ragazzino che lui è incaricato di trovare, gli propone di andare a letto con lui, si resta decisamente basiti visto che, per quanto Eastwood possa sembrare giovanile, la sua età dovrebbe indurre una qualunque donna a temere un rapporto con lui, anche se lo spirito e la carne sono ugualmente all’altezza del compito. Nonostante questo la donna ci prova comunque, senza che vi sia senso alcuno in questa decisione.

Se riusciamo, però, a superare queste forti perplessità possiamo giungere alla parte centrale che è la più riuscita. Eastwood ed il ragazzino cercano di raggiungere inseguiti gli USA e si rifugiano in un paesino dove Marta, una donna di mezza età proprietaria di un ristorante in un piccolo paese, li ospita e li accoglie. Mike è bravo con gli animali, così presto la gente del posto inizia a trattarlo come se fosse un veterinario e il rapporto speciale che l’uomo instaura con la nipotina sorda di Marta è un elemento che lo conquista definitivamente poiché ricostruisce il rapporto che molti anni prima aveva con la figlia morta.

Questi piccoli eventi traspaiono in scene meravigliosamente girate in una versione pastorale e ieratica del cinema di Eastwood. Ricostruirsi una vita mettendoti nell’essere al servizio di una comunità diventa la ragione d’essere del film. Consta solo ciò che vale la pena di fare nella vita. Solo questo.

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