Baby boss. Crescere

Il nostro parere

Baby boss (2017) USA di Tom Mcgrath

Tim, 7 anni, è felicissimo fino a quando arriva il nuovo fratellino, che gli ruba progressivamente tutte le attenzioni dei genitori. Tim però si accorge che il neonato è strano e decide di spiarlo, scoprendo così che è molto intelligente, che sa parlare e che è un boss di un’agenzia che si occupa di smistare i bambini con una missione da compiere. Il boss proviene da una macchina universale dell’azienda Baby Corp, il luogo dove tutti i bambini vengono controllati e in base ad un test viene deciso se spedirli ad una famiglia o in “direzione”. Il boss spiega che da tempo gli animali domestici, e soprattutto i cani, stanno sostituendo i neonati e il suo compito è scoprire il nuovo prodotto dell’azienda “Puppy Co.”, un’azienda che alleva animali, dove lavorano anche i genitori di Tim. Comincia un vorticoso giro di avventure.

Animazione abbastanza modesta. L’idea di base è narrare in modo trasformato il processo di crescita che avviene tramite l’accettazione di con-dividere l’amore dei genitori con altri bambini. Il sentimento è più che naturale ma è sviluppato, diversamente dagli altri Dreamworks, senza una lettura a più livelli, una profondità nel messaggio diversa e matura. Baby boss è invece piccolo cabotaggio, senza una precisa direzione.

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