Aspromonte – Terra selvaggia

Il nostro parere

Aspromonte (2019) ITA di Mimmo  Calopresti

Nel 1951 ad Africo, in Aspromonte, manca tutto, dall’acqua corrente all’elettricità. Quando una donna muore di parto, gli abitanti decidono di costruire una strada che colleghi il paese con le altre città, ma il mafioso locale ostacola il loro piano.

Mimmo Calopresti parla delle sue radici con un apologo su un piccolo paese che si perde nell’emigrazione con un cast ricco, comprensivo di Fulvio Lucisano, anch’esse calabrese, che nel cameo finale interpreta il figlio che si è riscattato dalla  miseria e ritorna nella sua terra.

Le sue buone intenzioni si scontrano con una realtà fatta di una sceneggiatura artificiosa in troppe parti e una recitazione spesso sovraccarica. Il borgo di Africo è rappresentato in modo oleografico e i suoi abitanti sono talmente esemplari da sembrare finti, manierati.

La generosità del regista si mantiene a cavallo tra l’elegia e la fiaba, senza dare forza a nessuna delle due intenzioni. Bella la fotografia di Stefano Falivene.

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