All is lost (2013) USA di J.C. Chandor
Oceano indiano. Un navigatore solitario combatte per la vita. La sua imbarcazione, infatti, ha urtato un container ed è rimasta danneggiata, senza radio per comunicare. Dopo aver tentato di riparare la barca, l’uomo deve affrontare una terribile tempesta che danneggia irreparabilmente lo scafo. Abbandonatolo finisce alla deriva a bordo di un canotto con le poche cose che riesce a salvare. Passano i giorni e terminano via via le provviste e l’acqua. Incrocia un paio di navi trasporto ma nessuno lo vede. Solo e senza speranze tutto sembra perduto.
L’opera è pedina il personaggio nei pochi metri della barca prima e del canotto poi. Uno spazio limitatissimo a fronte di un mare immenso, profondissimo in cui perdersi completamente. La forza dell’uomo solo contro la natura, contro ogni cosa avversa doveva essere poetica, lirica ed epica. Non lo è anche se l’idea è buona, l’ambientazione assai suggestiva. In effetti, si percepisce un po’ di noia.