Aladdin – Falso movimento

Il nostro parere

Aladdin (2019) USA di Guy Ritchie

Un furfantello di strada dal nobile cuore, innamoratosi di una bella principessa, riesce a spacciarsi per un nobile pretendente grazie all’ausilio di un genio. Le bugie, però, emergono, e il ragazzo deve dimostrare il proprio vero, grande, valore.

La riscrittura di un classico Disney è sempre un possibile tranello per chi ci si cimenta, a maggior ragione con un personaggio come il genio di Aladin che nella versione animata era doppiato dal “genio” di Robin Williams, emulato alla meglio dal sempre rimpianto Gigi Proietti in Italia.

Affidare la regia ad un “geniaccio” come Guy Ritchie era potenzialmente un’ottima idea poichè si poteva supporre una componente dinamica più estrema, una configurazione dell’opera molto più sovversiva e moderna. La prima sorpresa è, invece, constatare come il regista si sia adagiato sullo script originale senza portare elementi di cambiamento, quasi accontentandosi di dare concretezza ad un mondo esotico quasi da cartolina.

Al contrario, Will Smith riesce a reggere l’urto del confronto con arguzia, sfruttando la sua simpatia naturale e la sua  consolidata verve comica per creare un Genio diverso e al contempo simile al modello originale. Non lo aiuta, però, le nuove tecniche che limitano le sue trasformazioni. Il computer dovrebbe, al contrario, esaltare questo aspetto e lo fa senza dubbio nella ricchezza dei dettagli ma il risultato appare forzato dal punto di vista narrativo, apparendo innaturale.

Nello script si è privilegiato i tre personaggi principali svilendo quasi tutti gli altri, in particolare Jafaar è molto debole e scontatamente cattivo. Da Ritchie si aspettava uno sforzo decisamente più significativo in questo senso e la delusione è forte.

Alla fine, Aladdin è piacevole, ottimamente girato e con momenti riusciti ed empatici. E’ sufficiente? Per ottimi incassi e per piacere al pubblico senza dubbio, per lasciare un segno, molto meno.

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