Aiché Nana musa del sesso

Aiche Nanà pseudonimo di Kiash Nanah (Beirut, febbraio 1936 – Roma, 29 gennaio 2014), è stata una ballerina e attrice turca. Ha recitato in diversi film, anche se il suo ricordo è legato ad un famoso spogliarello. Ecco un suo ritratto scritto dalla penna di Gianfranco Angelucci, amico, sodale e collaboratore di Federico Fellini.

di Gianfranco Angelucci

Aiché Nana è stata la pietra dello scandalo in un’Italia in cui la senatrice Merlin aveva appena chiuso i casini e dall’America non era ancora arrivato nelle edicole Playboy di Hugh Hefner, il profeta delle riviste patinate per soli uomini, che mostrava al naturale magnifici corpi femminili. Grazie alla ballerina libanese, ma di origini turche, si verificò da un giorno all’altro una sorta di rivoluzione del costume. Con l’alibi della libertà di cronaca, rotocalchi come Il Borghese, Lo Specchio, Le Ore, o ABC di Luciano Bianciardi, potevano ormai offrire ai loro lettori immagini apertamente glamour e spregiudicate. Accadde dunque che in una calda estate romana di mezzo secolo fa, durante la festa di compleanno della nobildonna Olghina di Robilant al Rugantino, locale notturno di Trastevere, andò in frantumi un tabù mai ancora superato.

La procace ballerina Aiché Nana, in cerca di pubblicità personale, aveva accettato l’offerta di un facoltoso cliente (si disse fosse il re Faruk d’Egitto) per trasformare la sua danza del ventre in uno striptease pressoché integrale. Combinazione volle (ma era evidentemente concordato) che nel locale fosse presente Tazio Secchiaroli, fotoreporter d’assalto e protagonista della vita notturna della Capitale, che documentò l’intera performance; e già dal giorno dopo i suoi scatti fecero il giro del mondo.

Il confine dell’oltraggio al pudore era infranto, la vicenda sollevò pettegolezzi interminabili, fece scorrere fiumi di inchiostro, e intanto il maschio italiano passò dalle maliziose donnine profumate dei Calendarietti del Barbiere, alle cosce e tette ben più reali dei servizi giornalistici in bianco e nero. Quando un anno dopo Federico Fellini si mise a lavorare al progetto de La Dolce Vita, chiamò accanto a sé Tazio Secchiaroli in veste di consulente per gli scandali mondani; e fu il suo personaggio a ispirare la figura di Paparazzo, il fotoreporter che segue passo passo Marcello (Mastroianni) giornalista di cronaca ‘rosa’ nelle scorribande attraverso i vari gironi del peccato. Del resto proprio Secchiaroli era diventato famoso sorprendendo in una foto leggendaria la coppia clandestina Walter Chiari e Ava Gardner mentre entravano all’Hotel Excelsior, e solo con un balzo felino era sfuggito alla furia dell’attore. Altro episodio che Fellini ricalcò puntualmente nella sequenza in cui Sylvia (Anita Ekberg) rientra all’alba in albergo al fianco di Marcello, che viene preso duramente a cazzotti dal marito geloso (Lex Barker). La vita si travasava nel cinema e il cinema nella vita.

Lo scandalo del Rugantino fu addirittura poca cosa in confronto allo spogliarello che, sulla base di quell’episodio, il regista girò nella sequenza finale del film conosciuta come la scena dell’orgia. In una villa di Fregene, una signora bella e annoiata interpretata da Nadia Grey, per far dispetto al suo amante accetta, incitata dai presenti, di spogliarsi lentamente sulle note di “Patricia”. Si ricreava, ma nella visionarietà di un grande artista, l’atmosfera eccitata e viziosa del Rugantino; e l’erotismo saliva alle stelle, al punto che in un cinema siciliano i ragazzi in platea erano giunti a mordere le spalliere del sedile di fronte in preda ad una irrefrenabile frenesia. Così almeno raccontò Ugo Gregoretti nel suo film “I nuovi angeli”. E Aiché Nana, senza saperlo, forse senza volerlo, assurse per tutti noi a simbolo immortale di felice perdizione.

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2 Responses

  1. luigi scrive:

    Una gran bella storia……

     

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