Ai confini del male – Padri e figli

Il nostro parere

Ai confini del male (2021) ITA di Vincenzo Alfieri

Due ragazzi spariscono dopo un rave in un bosco, e si crede sia colpa di un ‘mostro’ che aveva già provocato dolore in passato. Due carabinieri, Meda, uomo sconfitto dalla vita e Rio, capitano inflessibile, indagano sul caso.

Il thriller psicologico è un genere poco frequentato dal cinema italiano. Alfieri, invece, punta tutte le carte su questo aspetto ponendo al centro due poliziotti diversi tra loro, ma accomunati da sofferenze e ossessioni. La contrapposizione tra Meda, uomo instabile e aggressivo, e Rio, poliziotto all’antica, funziona fin dal primo momento perché lo script non si ferma alle parole ma sa anche concedere momenti di introspezione legati agli sguardi e ai gesti. La bravura dei due interpreti, poi, completa la riuscita complessiva di un prodotto che mostra qualità anche tecnica.

Già con Uomini d’oro Alfieri aveva saputo scivolare dalla commedia al dramma buio e oscuro con naturalezza, portando la visione in una spirale brutale e violenta che sorprendeva. Con questo film, invece, sceglie un registro di disperazione che colpisce tutti i protagonisti, senza eccezioni.

Come diceva Tolstoj “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.” Alfieri rappresenta una serie di famiglie infelici e angosciate dove gli errori compiuti sono irreparabili, duraturi. Cercare di salvare la propria famiglia diventa essenziale e sono davvero in pochi coloro che vi riescono.

Qualche debolezza (l’incidente finale a 200 all’ora e la rivelazione stile “I soliti sospetti” lasciano un po’ perplessi) qua e là non incidono sull’impressione importante che il film suscita. Pesce e Popolizio sono particolarmente efficaci.

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email