Addio, signor Haffmann – Scambio

Il nostro parere

Addio, signor Haffmann (2021) FRA di Fred Cavayè

Nella Parigi occupata dai nazisti, un orafo ebreo lavora come dipendente di un gioielliere di talento, il signor Haffmann. I due uomini trovano un accordo le cui conseguenze, nel corso dei mesi, cambieranno il destino delle loro vite.

Adattamento dell’opera teatrale Adieu Monsieur Haffmann del drammaturgo Jean-Philippe Daguerre, premiata con quattro premi Molière nel 2018. La regia è di Fred Cavayè, amico dello scrittore.

Cavayé disegna un film opprimente dalle atmosfere cupe, per configurare gli atti di tre personaggi mossi da obiettivi diversi. Un triangolo drammatico in cui brilla brillantemente la caratterizzazione di Sara Girardeau, che conferisce un’umanità traboccante al suo ruolo di comprensiva e confusa Blanche Mercier. È lei che, con i suoi sguardi empatici e i suoi gesti ritmici, riesce a far evolvere una storia inghiottita dalla bestialità che la persecuzione nazista ha comportato. Daniel Auteuil esegue un’opera di profondo contenimento emotivo, mentre Giles Lellouche sfrutta l’evidente malignità di un aspirante gioielliere che invidia il talento di Haffmann e a cui non dispiace sottoporre la sua vittima alle più brucianti umiliazioni personali.

Solido a livello di trama e con dialoghi coerenti, il film è però completamente sulle spalle degli attori mentre manca di personalità nella regia.

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