A un metro da te – Esanimi e esangui

Il nostro parere

A un metro da te (2019) USA di Justin Baldoni

Stella ha una malattia genetica, la fibrosi cistica, che la costringe a lunghi periodi di degenza ospedaliera, nella speranza di un trapianto di polmoni. Will, invece, è nuovo nel reparto ospedaliero, la sua forma di fibrosi cistica è grave e lui non trova un motivo per illudersi di poter vivere. Almeno finché non si innamora di Stella. A quel punto tutto cambia.

Dispiace parlare in questi termini di ragazzi colpiti dalla fibrosi cistica, ma non se ne può più di questi filmetti pseudoedificanti tra adolescenti condannati da una malattia gravissima che trovano l’amicizia, l’amore, portando solo feliticà agli altri. Basta con queste storielle dove i sentimenti sono banalizzati e mercificati, dove la costruzione della storia ricerca la lacrima facile, dove si sprecano falsi concetti filosofici e dove un buonismo vomitevole assume la forma del melodramma adolescenziale.

Dietro questo messaggio c’è solo un sottogenere che viene sfruttato fino in fondo per motivi esclusivamente commerciali, costruendo un mondo inesistente, giovani vite false e posticce.

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