10 registi morti nel 2020

10. Ivan Passer (10 luglio 1933 – 9 gennaio 2020) Figura portante della Nová vlna, la new wave di registi cecoslovacchi anni ’60, fu un grande amico di Milos Forman con cui collaborò come sceneggiatore de Gli amori di una bionda, prima di fuggire da Praga nel 1969. Giunto negli Stati Uniti, lavorò con alcuni dei migliori attori dell’epoca. Tra i suoi film, oltre ad Alla maniera di Cutter (1981) con Jeff Bridges, ricordiamo Il mio uomo è una canaglia (1971) con George Segal, Law and Disorder (1974) con Carroll O’Connor ed Ernest Borgnine e Un asso nella mia manica (1976), con Omar Sharif e Karen Black. E ancora Uomini d’argento (1977), con Michael Caine e Cybill Shepherd; L’estate stregata (1988); e il film per la TV Stalin (1992), con Robert Duvall (vincitore di tre Golden Globe). La sua ultima regia fu Nomad – The Warrior, nel 2005.

9. Gerardo Vera (10 marzo 1947 –20 settembre 2020) è stato un attore, regista e costumista spagnolo. Dopo aver studiato Letteratura Inglese, seguì corsi di teatro all’Università di Exeter. Vinse un premio Goya come miglior costumista nel 1986 per il film L’amore stregone di Carlos Saura. Nel 1988 gli venne conferito il Premio Nazionale Spagnolo per il Teatro. Nel 1990 esordì nella regia cinematografica. I film più importanti sono stati La Celestina (1996) e Seconda pelle (2000). È deceduto a causa del coronavirus. Fu direttore del Centro Dramático Nacional dal 2004 al 2011. Vittima del Covid

8. Stuart Gordon (11 agosto 1947 – 24 marzo 2020) Con la sua compagnia di attori all’Università di Chicago sottolineò il realismo al punto di subire una denuncia per oscenità. Lasciò l’università per concentrarsi sul teatro e fondò l’Organic Theater. Dopo le esperienze di teatro Gordon decise di dedicarsi al piccolo schermo e scrisse subito un film per la TV Bleacher Bums più due episodi per il serial E/R. Con il ricavato fondò la casa di produzione Empire Pictures con il socio Charles Band. Esordì sul grande schermo nel 1985 con il film horror Re-Animator e l’aiuto dell’amico Brian Yuzna. Dirigerà l’attore Oliver Reed ne Il pozzo e il pendolo e Christopher Lambert in 2013 – La fortezza con molto successo. Molto amico del regista italiano Dario Argento, firmò due episodi del serial Masters of Horror.

7. Joel Schumacher (29 agosto 1939 – 22 giugno 2020) Assunto alla Revlon come designer d’abbigliamento diventò costumista per la tv e e in due film di Woody Allen: Il dormiglione (1973) e Interiors (1978). Scrisse la sceneggiatura per il film a basso costo Car Wash – Stazione di servizio (1976) e collaborò ad altri film. Il suo debutto avvenne con The Incredible Shrinking Woman (1981), al quale seguì una serie di film di successo. Schumacher fu il sostituto di Tim Burton nella regia di due film ispirati al personaggio di Batman: Batman Forever (1995) e Batman & Robin (1997). Diresse due adattamenti cinematografici di John Grisham: Il cliente (1994) e Il momento di uccidere (1996). Nel 2004 realizzò Il fantasma dell’Opera, tratto dal musical di Andrew Lloyd Webber, a cui fecero seguito Number 23 (2007), Blood Creek (2009) e Twelve (2010). Nel 2011 diresse Nicolas Cage, suo attore prediletto, e Nicole Kidman nel thriller Trespass, apprezzato al Toronto International Film Festival. Altri film di successo furono St. Elmo’s fire, Tigerland, Un giorno di ordinaria follia, Linea mortale, 8mm, In linea con l’assassino.

6. Fernando Solanas (16 febbraio 1936 – 6 novembre 2020) Padre, assieme a Octavio Getino e Fernando Vallejo, del gruppo «Cine-Liberation» argentino, esordì nel 1968 con L’ora dei forni, documentario dedicato a Che Guevara, contro il neo-colonialismo e la violenza che alla fine degli anni sessanta caratterizzarono l’America Latina e grazie al quale divenne punto di riferimento per il cinema politico e militante sudamericano. Sempre con Getino, scrisse il manifesto Verso un Terzo Cinema, un’idea di un cinema politico, “terzo” rispetto al cinema hollywoodiano (il “primo cinema”) ed a quello artistico “d’autore” europeo (il “secondo”), che sostenesse la causa dei paesi vittime del neoliberismo. Per il terzo cinema il film era un'”arma di liberazione” che doveva fare di ogni partecipante un “guerrigliero” ed in cui il regista doveva far parte di un “collettivo”, operante per conto degli oppressi. Nel 1976 si trasferì, in esilio, a Parigi e nel 1983 fece ritorno in Argentina. Fu apertamente critico nei confronti di Carlos Menem: nel maggio 1991, tre giorni dopo una dichiarazione pubblica fortemente critica verso il Presidente dell’Argentina, gli furono sparati contro due proiettili. Nel 1993 fu eletto deputato con il Frente País Solidario. Collaborò con Astor Piazzolla per la realizzazione di diverse colonne sonore di film. I suoi film migliori sono Tangos – L’esilio di Gardel (1985) che vinse il Premio speciale della giuria al Festival del cinema di Venezia e Sur (1988) Palma d’oro per la miglior regia al festival di Cannes. Vittima del Covid

5. Goran Paskaljevic (22 aprile 1947 – 25 settembre 2020) Serbo, ha studiato regia all’Accademia del cinema di Praga, dove ha realizzato i primi cortometraggi. Rientrato in Jugoslavia all’indomani dell’invasione sovietica, nel 1976 è salito alla ribalta internazionale grazie al lungometraggio d’esordio Il bagnino d’inverno, presentato in concorso al 26º Festival di Berlino e grazie al quale vince il premio per la miglior regia al Festival del cinema di Pola. Con la guerra civile e la successiva disgregazione jugoslava si trasferito con la moglie a Parigi, ottenendo la doppia cittadinanza francese e serba. Nel 1998 ha diretto il suo film più noto, La polveriera, vincitore del Premio FIPRESCI al 55º Festival di Venezia e ai successivi European Film Awards 1998. Già malato, nel 2019 ha girato in Italia l’ultimo film Nonostante la nebbia. Altro successo fu Come Harry divenne un albero (2002).

4. Alan Parker (14 febbraio 1944 – 31 luglio 2020). Autore in grado di abbinare una sicura maestria tecnica alla capacità di adattarsi a qualsiasi contesto, ha raggiunto il successo internazionale con Fuga di mezzanotte (1978), candidato all’Oscar nel 1979, e ha in seguito esplorato l’universo del film musicale nelle sue molteplici forme, da Fame – Saranno famosi(1980) fino a Evita (1996), con esiti piuttosto discontinui. Ed è proprio l’aporia tra cinema d’autore e cinema spettacolare la fonte dell’originalità e al tempo stesso la causa della debolezza nella sua opera. Nel 1989 ha ottenuto una seconda nomination all’Oscar per la regia di Mississippi burning (1988). Dopo la pubblicità, esordì nella regia con Piccoli gangster (1976), curiosa e vivace parodia del cinema gangster interpretata da bambini. Il successo gli giunse però con Midnight express, film carcerario ambientato in Turchia, di tale durezza da diventare un modello del genere, seguito da Fame, musical tanto celebre da dare vita a una lunga serie televisiva. Ha continuato le sue sperimentazioni mettendosi alla prova con un’opera d’animazione tratta da un disco dei Pink Floyd: Pink Floyd the wall (1982). Qualche anno dopo, la passione per tradizioni musicali molto diverse tra di loro avrebbe portato di nuovo a dirigere film sull’argomento, come The Commitments (1991), ambientato nella periferia di Dublino ed Evita, interpretato dalla pop star Madonna. Si è cimentato in opere sempre diverse, segno di una personalità artistica di gran duttilità ma in alcuni casi non completamente convincente: Birdy (1984); Angel heart (1987). La dimensione politica e la difesa dei diritti civili sono un altro filone rilevante della sua produzione: Mississippi burning,  Benvenuti in Paradiso (1990), The life of David Gale (2003), con Kate Winslet e Kevin Spacey, si schiera apertamente contro la pena di morte. Meno fortunate Angela’s ashes (1999; Le ceneri di Angela), Shoot the Moon (1982; Spara alla Luna) e il grottesco The road to Wellville (1994; Morti di salute).

3. Jiri Menzel (23 febbraio 1938 – 5 settembre 2020) è stato uno dei più importanti autori dell’est europa durante la cortina di ferro, maestro assoluto del cinema ceco. Si diplomò nel 1962 alla FAMU, la scuola di cinema che ha contribuito a formare i cineasti della Nová vlna, la “nuova onda”. Debuttò alla regia in un film collettivo, Perline sul fondo, considerato il manifesto del nuovo cinema cecoslovacco, adattando una novella di Bohumil Hrabal con cui lavorerà poi a diversi altri progetti, come Treni strettamente sorvegliati, premio Oscar al miglior film straniero. Insieme a Hrabal, lavorò anche ad Allodole sul filo, iniziato durante la primavera di Praga, bloccata poi dal regime. Poté riprendere solo nel 1974, dopo aver giurato fedeltà al regime. Collaborò con Hrabal a una trilogia di film di ambiente rurale, Ritagli, La festa del bucaneve e Il mio piccolo villaggio. Dopo la caduta del Muro, Allodole sul filo venne presentato al festival di Berlino dove vinse l’Orso d’oro. È scomparso per polmonite causata dal COVID-19.

2. Terry Jones nato Terence Graham Parry Jones (1 febbraio 1942 – 21 gennaio 2020) è stato un attore, regista, sceneggiatore, scrittore e presentatore televisivo britannico, noto per essere uno dei membri dei Monty Python. Studente, nella compagnia universitaria The Oxford Revue conobbe l’altro futuro Monty Python Michael Palin. Laureatosi, cominciò a scrivere professionalmente e venne assunto dalla BBC dove si riunì a Palin per la trasmissione The Frost Report, dove incontrarono gli altri Monty Python. Nel 1969 Jones, Palin, Idle e Gilliam furono contattati da Cleese e Chapman per un programma comico per la BBC. Il programma fu chiamato Monty Python’s Flying Circus e il successo fu tale che i sei vennero identificati da allora come i Monty Python. Jones come gli altri approfittò al massimo della totale libertà creativa concessa al gruppo. Fu lui quello che si preoccupò più di tutti della forma che avrebbe avuto lo show proponendo la formula a “flusso di coscienza”, che prevedeva il passaggio da uno sketch all’altro senza battuta finale, scelta che dava molto più respiro all’umorismo concettuale del gruppo. Quando partì il progetto del film Monty Python e il Sacro Graal, Jones si offrì di dirigerlo assieme a Terry Gilliam. Furono molte le occasioni in cui le idee dei due diversero completamente, tanto che nei film successivi del gruppo, Brian di Nazareth e Monty Python – Il senso della vita, fu solo Jones ad assumere la regia. Il suo controllo si tradusse in ampie inquadrature che davano spazio agli attori, un uso più parco delle musiche rispetto alle produzioni comiche del tempo, ambienti suggestivi che dal suo punto di vista arricchivano lo humor della scena piuttosto che impoverirlo. Le sue opere sono tra le più dissacranti dell’intera storia del cinema. Diresse altri film sviluppando appieno il suo stile visuale. Alcuni di questi film ebbero nel cast ex-membri dei Monty Python: Erik il Vikingo, Il vento nei salici, Un’occasione da Dio.

1- Kim Ki Duk (20 dicembre 1960 – 11 dicembre 2020) Talento notevole ha diretto film che hanno avuto un grandissimo successo di critica. Finita la scuola dell’obbligo, a causa delle difficili situazioni economiche della famiglia, è costretto ad andare a lavorare come operaio in fabbrica; si arruola in marina per un periodo di cinque anni. Nel 1990 si trasferisce a Parigi. Coltiva la sua passione per la pittura e si avvicina al cinema. Seppur privo di preparazione accademica, muove i primi passi come sceneggiatore. Il debutto alla regia nel 1996 è con Coccodrillo, film che racconta la vicenda di un uomo che vive aspettando sotto il ponte di un fiume i suicidi, per poter sottrarre poi ai cadaveri i loro averi. Il film d’esordio rivela già la personalità dell’autore. Segue Paran daemun, in cui affronta il tema del sesso mettendolo in scena come strumento di comunicazione. Questo stesso tipo di approccio si ha nella sua opera quinta, ossia L’isola, con cui partecipa alla Mostra di Venezia, destando scalpore per il tema affrontato e le situazioni presentate. L’isola gli permette di ottenere il successo a livello internazionale. Nel 2001 è la volta di Indirizzo sconosciuto. In questo caso l’autore si sofferma sui ricordi legati al suo paese d’origine, in cui vi erano molte lettere sparse per terra e nei campi e mai recapitate al destinatario. La sua prima pellicola uscita nelle sale italiane è Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera, presentato in concorso al Festival di Locarno nel 2003 e capace di ottenere notevoli risultati al botteghino. Il suo film successivo è La samaritana, in concorso al Festival d di Berlino del 2004, dove si aggiudica l’Orso d’argento per il miglior regista. Sempre nel 2004 gira Ferro 3 – La casa vuota, con il quale vince il Leone d’argento – Premio speciale per la regia alla 61ª Mostra di Venezia. L’anno successivo è la volta de L’arco, presentato al Festival di Cannes. Contrassegnato da un particolare furore artistico, in questi anni il regista supera raramente il mese di riprese per la realizzazione dei suoi lavori. Nel 2011 il suo documentario Arirang vince il premio Un Certain Regard a Cannes. Nel 2012 vince il Leone d’oro alla 69ª edizione della Mostra di Venezia con il film Pietà. L’anno successivo è la volta di Moebius, presentato fuori concorso sempre a Venezia. Il regista torna al Lido anche nel 2014 con One on One; è dell’anno successivo, invece, l’ancora inedito Seutop. È morto, assurdamente, in seguito a complicazioni causate da COVID-19, mentre si trovava in Lettonia per motivi ancora non chiariti completamente.


 

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