10 personaggi del cinema morti nel 2017

1. Sam Shepard (n. 1943) La passione per il teatro (ha vinto il Premio Pulitzer con l’opera “Il bambino sepolto” nel 1979) è stata la nota di Sam Shepard. Ma lo scrittore americano è stato anche uno straordinario autore per il cinema, regista e attore convincente. La sua capacità di mediare tra cultura alta e tradizioni popolari, tra ricerca sperimentale e rigore conservatore, tra adesione all’american way of life e critica ai miti consumistici della società occidentale è stata una dichiarazione di stile che lo ha accompagnato durante la sua versatile carriera costantemente.  Debutta nel cinema con I giorni del cielo (1978) di Terrence Malick che gli vale la nomination all’Oscar come migliore attore non protagonista. In seguito appare, tra gli altri, in Crimini del cuore (1986) di Bruce Beresford, dove incontra l’attrice Jessica Lange, sua futura compagna per la vita, nel poliziesco Il rapporto Pelican (1993) di Alan J. Pakula, Codice: Swordfish (2001) di Dominic Sena e in Black Hawk Down (2001) di Ridley Scott. Partecipa a numerose produzioni televisive sia in veste di sceneggiatore che di attore. Si ritrova spesso a lavorare al fianco di Jessica Lange: da ricordare il biografico Frances (1982) che racconta la vita dell’attrice Frances Farmer, Country (1984) e ancora Non bussare alla mia porta (2005) di Wim Wenders con il quale Shepard ha collaborato alla stesura della sceneggiatura. Da non dimenticare l’esperienza da regista con Far North (1988). Alla fine degli anni Novanta partecipa a La neve cade sui cedri di Scott Hicks e La promessa di Sean Penn, ne Le pagine della nostra vita (2004) diretto da Nick Cassavetes e affronta per due volte il genere western, con Bandidas e L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Di indubbio valore sono le sceneggiature di film come Zabriskie Point (1970) di Antonioni e Paris, Texas del tedesco Wim Wenders. È nel cast di Brothers di Jim Sheridan e al fianco della coppia Sean Penn e Naomi Watts in Fair game- Caccia alla spia di Doug Liman. Nel 2013 è ne I segreti di Osage County.

2. Michael Ballhaus (n. 1935) Nel corso degli anni settanta ha lavorato regolarmente con Rainer Werner Fassbinder, realizzando con lui oltre una dozzina di film per il cinema e la televisione, tra i quali Le lacrime amare di Petra von Kant (1972) e Il matrimonio di Maria Braun (1979). A partire dagli anni ottanta si è stabilito negli Stati Uniti, dove ha collaborato in modo particolare con Martin Scorsese (sei film in vent’anni, a partire da Fuori orario del 1985 fino a The Departed – Il bene e il male del 2006) e con Mike Nichols (quattro film, a partire da Una donna in carriera del 1988). È stato candidato tre volte al Premio Oscar per la migliore fotografia, nel 1988 per Dentro la notizia (Broadcast News), nel 1990 per I favolosi Baker (The Fabulous Baker Boys) e nel 2003 per Gangs of New York.

3. Johnny Hallyday (n. 1943) Nome d’arte di Jean Philippe Smet. Nasce a Parigi da madre francese e padre belga. Successivamente i genitori si dividono e viene affidato alla sorella del padre, Hélène Mar (conosciuta col nome d’arte Eleen Dosset) cantante ed ex attrice del cinema muto. Nel 1956 vuole intraprendere la carriera di cantante, quindi decide d’adottare il nome d’arte dei cugini Hallyday, accoppiandolo a Johnny (versione inglese di Jean). Negli anni successivi si avvicina professionalmente al nuovo rock’n’roll proveniente dagli USA e la sua apparizione nella trasmissione radio “Paris-Cocktail” del dicembre 1959 è il primo passo per diventare uno dei primi rocker francesi di grande successo. In più di 50 anni di attivissima e instancabile carriera è un’icona del rock mondiale; è stato anche uno degli scopritori di Jimi Hendrix. Ha interpretato film importanti come L’avventura è l’avventura (1972) di Claude Lelouch, Detective (1985) di Godard, L’uomo del treno (2002) di Patrice Leconte.


4. Evgenij Aleksandrovič Evtušenko (n. 1932) Poeta e romanziere di altissimo livello. I suoi rapporti con il cinema sono molteplici. Oltre a far parte di giurie ai festival del cinema, ha recitato, scritto e diretto dei film. Ha scritto tra l’altro le sceneggiature di: Io, Cuba (Ja, Kuba) e  I funerali di Stalin (Pochorony Stalina).

5. William Peter Blatty (n. 1928) La prima sceneggiatura di successo fu Uno sparo nel buio, diretto da Blake Edwards ed interpretato da Peter Sellers nel ruolo dell’ispettore Clouseau. Con Edwards lavorerà ancora co-scrivendo la sceneggiatura del musical Operazione crépes suzette. L’opera che sicuramente lo ha reso celebre in tutto il mondo fu L’esorcista, tratto da un presunto caso di possessione accaduto ad un quattordicenne del Maryland all’inizio degli anni quaranta. Blatty rimase tanto impressionato da questo fatto da interessarsi agli studi scientifici sul paranormale, dedicando anni di intenso studio alla materia. Il suo romanzo, pubblicato nel 1971, fu il più grande best seller di tutti gli anni settanta. Fu anche il produttore dell’omonimo film del 1973 diretto da William Friedkin, vincendo due oscar (migliori effetti sonori e miglior sceneggiatura non originale) tra i dieci per cui fu nominato. Nel 1981 vince il Golden Globe per la sceneggiatura de La nona configurazione, occupandosi anche della regia. Nel 1983 scrisse un romanzo, Legion, di cui diresse la versione cinematografica, nel 1990, chiamata L’esorcista III.


6. Walter Lassally (n. 1926) Tedesco, Direttore della fotografia di alto livello, fuggì da Berlino con la famiglia per sfuggire al nazismo, e si trasferì a Londra e poi in Grecia. Ha vinto l’Oscar per Zorba il Greco (1965) ma ha girato anche in Tom Jones (1963), Calore e polvere (1983), I bostoniani (1984).

7. Toshio Matsumoto (n. 1932) Tra le più importanti figure dell’arte visiva giapponese fece parte di una generazione capace di animare e alimentare il dibattito culturale nel dopoguerra. Nel 1955 esordì con il suo primo cortometraggio intitolato Ginrin. Continuò la propria attività di ricerca anche negli anni sessanta realizzando importanti lavori che segnarono la sua carriera. Ispirato dalle tessitrici di seta di Kyoto, nel 1961 girò il film Nishijin che gli valse il Leone d’argento nella sezione documentario alla Mostra di Venezia. La volontà di estremizzare ulteriormente la propria estetica lo spinse poi a girare Song of Stones nel 1963, opera composta da fotografie di pietre. Nel 1968 fu quindi il turno del film più importante della carriera, Funeral Parade of Roses. L’opera, ispirata a Edipo re, raccontava la storia di un transessuale fra i gay bar di Tokyo, mentre la città era flagellata dai movimenti studenteschi di fine anni sessanta. L’esperimento di Funeral Parade of Roses rimandò ai lavori della Nouvelle Vague francese e con altissimi livelli di estetismo visivo puntava a mostrare i problemi di una delle minoranze più denigrate della società: fu un lavoro innovativo da divenire in poco tempo un baluardo del cinema d’avanguardia giapponese. Assieme a figure come Kōji Wakamatsu, Nagisa Ōshima, Genpei Akasegawa e Seijun Suzuki formò la “generazione dell’avanguardia”, capace di rompere i tabù sociali che da sempre circondavano la società giapponese. A partire dagli anni settanta si concentrò sulla produzione di cortometraggi, continuando ad incrociare avanguardia, sperimentazione e video arte. Nel 1971 e 1988 realizzò comunque due lungometraggi, intitolati rispettivamente Pandemonio e Dogura Magura.

8. Fred J. Koenekamp (n. 1922) Direttore della fotografia statunitense, vinse un premio Oscar per L’inferno di cristallo. Ha ottenuto tre nomination all’Oscar: la prima nel 1971 per Patton, generale d’acciaio di Franklin J. Schaffner, la seconda nel 1978 per Isole nella corrente di Franklin J. Schaffner e la terza nel 1974 per L’inferno di cristallo di John Guillermin e Irwin Allen per cui vinse la statuetta assieme a Joseph Biroc.

9. Margot Hielscher (n. 1919) E’ stata una cantante, attrice, costumista e conduttrice televisiva tedesca. Interprete del genere Schlager, tra i suoi brani più noti figurano Anette, Frauen sind keine Engel, Frère Jacques. Come attrice, partecipò ad una sessantina di produzioni cinematografiche, tra l’inizio degli anni quaranta e l’inizio degli anni ottanta e a 200 differenti produzioni televisive tra la metà degli anni cinquanta e la prima metà degli anni novanta. Tra i suoi ruoli principali, figurano quello di Helen Philps nel film Arrivederci Francesca (1941), quello di Jeanette nel film La spia dagli occhi verdi (1954), quello di Hortense de Werth nel film Il letto rosa (1962). Era la moglie del compositore Friedrich Meyer (1915–1993) ed era decorata con la croce al merito della Repubblica Federale Tedesca.

10. Gianfranco Bettetini (n. 1933) Regista, sceneggiatore, critico televisivo, critico cinematografico e docente italiano, si specializzò nelle comunicazioni di massa, soprattutto relativamente al mezzo televisivo, divenendo, negli anni ’50, regista televisivo presso la sede RAI di Milano. Fu autore di documentari e curò regie televisive per la Rai, dalla prosa, al varietà e ai programmi culturali. Tra i programmi da lui diretti si segnalano: Campanile sera (1959), Il signore di mezza età (1963), Camera 22 (1966), Processo a Gesù (1968), La fine di un’avventura (1969). Sue pure alcune puntate di Lascia o raddoppia? dell’estate 1958 e de L’amico del giaguaro (1962). Nel 1965 gli venne assegnato il Premio Marconi e nel 1969 il Prix Italia per il programma televisivo La fine del mondo. Lasciata la Rai, si dedicò a tempo pieno all’attività accademica diventando uno dei più importanti docente di teoria e tecnica delle comunicazioni di massa e di semiotica presso diversi atenei.

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