10 personaggi del cinema mondiale morti nel 2018

Si parte con un doveroso ricordo per due personaggi che non si possono certo definire cineasti ma con la loro opera hanno influenzato generazioni. Stan Lee (1922-2018) è stato l’inventore di un mondo immaginifico e straordinario, ora assurto addirittura agli Oscar, oltre che  a filone cinematografico nuovo. Claude Lanzmann (1925-2018) ha diretto il monumentale documentario Shoah (1985), fondamentale per la comprensione dello sterminio degli ebrei e per i campi di concentramento.

10 William Goldman (1931-2018) Di origine ebraica, Goldman ha vinto l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale nel 1970 per il film Butch Cassidy e nel 1977 l’Oscar alla migliore sceneggiatura non originale per il film Tutti gli uomini del presidente. Ha scritto, tra l’altro, le sceneggiature per Papillon, Il maratoneta, Detective Harper, Quell’ultimo ponte, La storia fantastica, Misery non deve morire, Charlot, Potere assoluto e ulteriori titoli.

9 Raymond Chow (1929-2018) È uno dei più importanti e influenti produttori di film nella storia del cinema per aver lanciato con successo le arti marziali e il cinema di Hong Kong sullo stage internazionale. Come fondatore della Golden Harvest, produce i successi di alcune delle più grandi star di sempre come Bruce Lee, Jackie Chan, Tsui Hark e molti altri. Fu socio al 51% con Bruce Lee per una casa di produzione, la Concord Production Inc. fondata dallo stesso Lee.

8 Ann V. Coates (1925-2018) Montatrice britannica, donna forte in un mondo solitamente di uomini, ha vinto l’Oscar alla carriera e soprattutto l’Oscar al montaggio per Lawrence d’Arabia. E’ stata, però, candidata altre 4 volte per Becket e il suo Re, The Elephant man, Nel centro del mirino e Out of sight. Ha lavorato anche a opere importanti come Erin Brockovich, Assassinio sull’Orient express, Greystoke, Addio al Re, Charlot. Ha lavorato fino alla morte, partecipando a 90 anni al montaggio di 50 sfumature di grigio.

7 Ronnie Taylor (1924-2018) Direttore della fotografia, ha vinto un Oscar per Gandhi, partecipando a film di altissimo valore come Grido di libertà e Chorus Line. Ha collaborato diverse volte con Dario Argento per Opera, Il fantasma dell’opera e Non ho sonno. Come operatore alla macchina ha partecipato ai film fondamentali del Free Cinema, a molti film di Ken Russell, a Barry Lyndon e a Guerre stellari.

6 Francis Lai (1932-2018) Di origine italiana, suo padre era infatti originario di Ozieri (SS) in Sardegna, si spostò a Parigi e cominciò a frequentare gli ambienti musicali di Montmartre. Nel 1965 incontrò il regista Claude Lelouch che gli affidò l’incarico di scrivere la colonna sonora per il film Un uomo, una donna che avrebbe realizzato nel 1966. Con Lelouch avrebbe poi collaborato per oltre trent’anni. Nel 1970 scrisse la colonna sonora per il film L’uomo venuto dalla pioggia e per Love Story che lo lanciò definitivamente nel novero dei grandi compositori di colonne sonore facendogli vincere il premio Oscar per la miglior colonna sonora.

5 Yvonne Blake (1940-2018) Intraprese inizialmente la carriera di attrice per il film di Truffaut, Fahrenheit 451. Nonostante in quella pellicola avesse curato i costumi, il suo primo incarico da costumista fu ne La spia dal naso freddo, del medesimo anno. Soltanto nel 1973, arrivò uno dei suoi più grandi successi, creando i costumi di Jesus Christ Superstar. Nel 1976 curò sempre i costumi di Superman e Superman II (1980). Quattro anni più tardi, nel 1984, lavorò per Il treno più pazzo del mondo e per Scarafaggi assassini. Nel 2006, creò i costumi per L’ultimo inquisitore. Conquistò nel 1972 l’Oscar ai migliori costumi e il premio BAFTA per la pellicola Nicola e Alessandra. Vinse anche quattro Goya per i migliori costumi (l’equivalente spagnolo degli Academy Awards) per Remando nel vento (Remando al viento) del 1988 di Gonzalo Suárez, Canzone di culla (Canción de cuna) del 1994 di José Luis Garci, Carmen del 2003 di Vicente Aranda e Il ponte di San Luis Rey (The Bridge of San Luis Rey) del 2004 di Mary McGuckian.

4 Robby Muller (1940-2018) E’ stato un direttore della fotografia olandese, conosciuto principalmente per il sodalizio artistico con il regista tedesco Wim Wenders. Ha lavorato, tra gli altri, con Jim Jarmusch e Lars von Trier. Con Wenders ha fatto 8 film tra cui Paris Texas e Alice nella città. Importante la collaborazione con Peter Handke. Insieme a Jarmush ha lavorato a film come Dead Man, Ghost dog, Mistery train, Daunbailò dove ha conosciuto Benigni. Con l’attore toscano è nato un legame che l’ha portato sul set di Piccolo diavolo. Importantissima la sua collaborazione con Friedkin per un capolavoro come Vivere e morire a Los Angeles.

3 Francoise Bonnot (1939-2018) Montatrice francese, era figlia di Monique Bonnot, a sua volta montatrice e collaboratrice abituale di Jean-Pierre Melville. Esordisce come sua assistente nel 1959 per il film Le jene del quarto potere, diretto appunto da Melville. Insieme alla madre firma poi il montaggio di Quando torna l’inverno (1962) di Henri Verneuil, di cui diventa la moglie e con il quale collabora altre tre volte nel corso degli anni sessanta. Z – L’orgia del potere, film vincitore dell’Oscar al miglior film straniero, segna nel 1969 l’inizio di un fortunato sodalizio professionale con Costantin Costa-Gavras, che si sviluppa attraverso altri sei film nel corso di un quindicennio, fino ad Hanna K. (1983). Collaborano un’ultima volta, oltre dieci anni dopo, per Mad City – Assalto alla notizia (1997). Importanti le sue collaborazioni con Julie Taymor (Titus, Frida, Across the universe), Cimino (L’anno del dragone, Il siciliano), Schlondorff (Un amore di Swann) e Scott (1492).

2 Linday Kemp (1938-2018) Geniale coreografo, è stato anche attore, mimo, ballerino e regista. Dopo gli anni in accademia navale, dalla quale fu espulso per aver interpretato una Salomè ricoperto solo di carta igienica (“E la ragione dell’espulsione fu lo spreco di carta!”) formò la sua compagnia di danza e attrasse l’attenzione internazionale con una performance al Festival di Edimburgo nel ’68. Lo spettacolo si intitolava Flowers. ” A rendere Lindsay Kemp celebre presso il grande pubblico, oltre i confini della danza contemporanea, fu invece la celebre collaborazione con David Bowie in versione Ziggy Stardust, per il quale si esibì durante i celebri concerti al Rainbow Theatre nell’agosto del 1972. La sua arte come mimo influenzò l’immaginario popolare con spettacoli come Nijinsky, Mr Punch e Onnagata. La sua immagine più famosa resta probabilmente la personale rendition della mashera di Pierrot. Nel cinema ha fatto sporadiche apparizioni che lo hanno reso però immortale a livello iconico.

1 Neil Simon (1927-2018) A partire dagli anni Sessanta, è stato uno degli autori che ha riscosso maggior successo sui palcoscenici di Broadway. La maggior parte delle sue pièces è stat poi adattata per il grande schermo prevalentemente da lui stesso. Grazie ai dialoghi brillanti, alle fulminanti battute, veicoli perfetti per far emergere la verve degli attori ‒ tra cui Jack Lemmon e Walter Matthau ‒, e a storie dai toni di commedia e dalle solide strutture drammaturgiche, ha imposto il suo stile, asciutto e incisivo, anche al cinema, sia pure con risultati alterni. Ha ottenuto quattro candidature all’Oscar: la prima nel 1969 per The odd couple (1968; La strana coppia) di Gene Saks e le altre con tre film di Herbert Ross, nel 1976 per The sunshine boys (1975; I ragazzi irresistibili), nel 1978 per The goodbye girl (1977; Goodbye amore mio!) e l’anno successivo per California suite (1978). Il suo primo film trasferito sullo schermo fu Alle donne ci penso io di Bud Yorkin cui fece seguito Caccia alla volpe (1966), una coproduzione diretta da Vittorio De Sica alla cui sceneggiatura, scritta da S. e basata su una sua pièce, collaborò anche Cesare Zavattini. Fu però con l’affermazione di A piedi nudi nel parco che lo fece apprezzare come autore cinematografico. Il grande successo fu replicato, sempre con la regia di Saks, l’anno successivo con The odd couple. Ispirandosi al personaggio felliniano di Le notti di Cabiria (1957), scrisse quindi il bel musical Sweet Charity, realizzato a Broadway da Bob Fosse e poi da quest’ultimo diretto per il cinema (1969; Sweet Charity ‒ Una ragazza che voleva essere amata). Passato con The prisoner of Second avenue (1975; Prigioniero della Seconda strada) di Melvin Frank dall’usuale scrittura sapientemente briosa a un registro diverso in cui traspare più di una punta di amarezza, S. ha ideato in seguito due storie originali per il cinema cimentandosi con il genere giallo, senza tuttavia raggiungere risultati interessanti: Murder by death (1976; Invito a cena con delitto) e The cheap detective (1978; A proposito di omicidi…), entrambi diretti da Robert Moore. Nuova popolarità e successo li ha ottenuti con due film entrambi diretti da H. Ross: il musical sentimentale The goodbye girl e la commedia California suite, dove riprende la struttura a episodi di un’altra sua famosissima commedia, da cui era stato tratto un precedente film (Plaza suite, 1971, Appartamento al Plaza, di Hiller. Ha pubblicato due volumi autobiografici Rewrites: a memoir (1996) e The play goes on: a memoir (1999).

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