10 Eroi del cinema morti nel mezzo del cammin di nostra vita

Chi ha sfiorato i 40 anni, ma non è arrivato, purtroppo, oltre i 50: ecco di chi stiamo parlando. Personaggi che sono, talvolta, divenuti mito, ma che non sono riusciti a vivere abbastanza per completare la loro carriera. Ce li ricordiamo ancora nel pieno del loro vigore artistico, anche se da molto ci hanno lasciato.

Come al solito è un’impresa scegliere e vale la pena ricordare qualcuno che non è stato possibile inserire. Il primo nome è Marty Feldman, il mitico Igor di Frankenstein Junior, scomparso a 48 anni per un attacco di cuore. Sempre per infarto è deceduto a 46 anni Roscoe “Fatty” Arbuckle. Divo del muto, ebbe la carriera stroncata da  uno scandalo a luci rosse nei primi anni ’20. O ancora Leslie Howard, sensibile attore britannico famoso per essere stato Ashley in Via Col Vento, morto a 50 anni a seguito dell’abbattimento del suo aereo da parte di caccia tedeschi nel 1943. E’ doveroso citare un bravissimo attore italiano, Massimo Troisi. Anche lui è stato tradito dal cuore a soli 41 anni dopo averci regalato l’intensa interpretazione in Il Postino. John Cazale lo ricordano forse in pochi, ma è stato interprete di cinque film memorabili, tutti candidati all’Oscar. Un tumore lo ha ucciso a 43 anni, ma le sue parti in Il Padrino Quel Pomeriggio Di Un Giorno Da Cani Il Cacciatore sono di altissimo spessore. E come dimenticare John Lennon? Aveva solo 40 anni quando Mark David Chapman lo ha follemente ucciso.

Infine, due “belli” di Hollywood, divi degli anni cinquanta. Tyrone Power è morto a 44 anni. Il suo cuore ha ceduto mentre stava girando un film. Errol Flynn, invece, è deceduto a 50 anni esatti. I suoi ultimi anni furono segnati dall’alcolismo, ma fu un infarto ad ucciderlo. Resta nella memoria soprattutto per essere stato il primo Robin Hood di successo nel 1938 in La Leggenda Di Robin Hood  di Michael Curtiz.

10. Jean Seberg (13/11/1938 – 8/9/1979)  E’ stato il simbolo della Nouvelle Vague (pur essendo americana) per aver interpretato  Fino All’Ultimo Respiro di Godard. Il suo personaggio, fragile ed insicuro, ha costruito una nuova immagine femminile, più aderente alla realtà di quegli anni. Iniziò con Preminger in Bonjour Tristesse (1958), tratto dall’omonimo libro scandalo della Sagan. Ha recitato diverse volte per registi italiani come Giuseppe Bennati, Nelo Risi, Pasquale Squitieri e Alberto Bevilacqua. Negli anni settanta ridusse le sue apparizioni cinematografiche e negli ultimi tre anni di vita non prese parte a nessun film. Morì suicida, per overdose di barbiturici, dopo aver lasciato un breve biglietto d’addio (“Forgive me. I can no longer live with my nerves”).

 

9. Max Linder (6/12/1883 – 31/10/1925) pseudonimo di Gabriel-Maximilien Leuvielle.  Si affermò nel cinema usando la satira di costume.  Lavorò per la Pathé dal 1905, ma solo nel 1908 riuscì a diventare protagonista di cortometraggi. La sua popolarità esplose tra il 1909 e il 1914, grazie al personaggio di Max, uomo di mondo elegante, dai neri baffetti, il lucente cilindro ed i candidi guanti, che agiva nella Parigi della Belle époque. Sulla scia di questo successo, Max Linder andò a Hollywood dove, tra il 1921 e il 1923, interpretò i film di maggior successo (Sette anni di guaiSiate mia moglie e I tre Moschettieri). A conclusione di questo periodo, vi è il ritorno in Europa concomitante con l’esaurimento della vena comica.  Nel 1925 Linder si tolse la vita, dopo aver ucciso la moglie Ninette Peters. Dei 500 film da lui interpretati oggi ne rimangono soltanto 82.

 

8. Lon Chaney, nome d’arte di Leonidas Frank Chaney (1/4/1883 – 26/8/1930). Fu il primo divo del genere horror nell’epoca del cinema muto statunitense. I suoi genitori erano sordomuti, per questo imparò il linguaggio dei gesti e la mimica facciale. Lavorò in teatro dove acquisì un’eccezionale abilità nel trucco. Entrò nel mondo del cinema verso il 1912. Nel 1919, con Una bestia nera trovò la sua strada: l’horror. Per dieci anni interpretò una serie di personaggi deformi, mostruosi, mutilati, raccapriccianti grazie all’arte del trucco cinematografico, praticamente inventata da lui (il suo soprannome era “l’uomo dalle cento facce”). I suoi personaggi erano realistici, dotati di una personalità e di una profonda umanità. Fra i suoi film più celebri si ricordano The Penalty (1920), Nostra Signora di Parigi (1923), Il Fantasma Dell’opera (1925) e Il fantasma del castello (1927). Morì per un cancro alla gola subito dopo aver terminato il suo primo film sonoro.

 

7. Natalie Wood, nome d’arte di Natal’ja Nikolaevna Zacharenko (20/7/1938 – 29/11/1981). Bellissima, con occhi magnetici e dolci: ecco come ricordiamo Natalie Wood. Il suo volto è legato ad alcuni capolavori del cinema. Ha spaziato dal western al musical, ma l’icona rimastaci è la ragazza fragile, ribelle e vitale di Gioventu’ Bruciata (1955).  L’anno successivo fu accanto a John Wayne per il western Sentieri Selvaggi (1956), un classico targato John Ford. A questi anni risale anche il suo primo matrimonio con Robert Wagner, da cui divorziò nel 1962, per risposarlo nel 1972 avendo due figlie. Nel 1961 partecipò a West Side Story Splendore nell’erba. Ottenne altri grandi successi con  La grande corsa (1965), Lo strano mondo di Daisy Clover (1965) e Questa ragazza è di tutti (1966). Negli anni settanta ottenne un enorme successo nelle serie tv From Here to Eternity, nel 1979, per cui vinse il Golden Globe. Morì in circostanze misteriose il 29 novembre 1981, annegando al largo dell’Isola di Santa Catalina mentre si trovava sul suo yacht insieme al marito Robert Wagner e all’attore Christopher Walken. Aveva solo 43 anni.

6. Judy Garland, pseudonimo di Frances Ethel Gumm (10/6/1922 – 22/6/1969). Grande attrice, grande cantante e splendida ballerina: un’artista di enorme valore, ma una donna infelice e tormentata. Figlia d’arte, debuttò bambina nelle “Gumm Sisters“. Nel 1934, ingaggiata dalla Metro Goldwyn Mayer, diventò Judy Garland. Nel 1939 interpretò Dorothie in Il mago di Oz (1939) di Victor Fleming. In quegli anni  iniziò ad assumere consistenti dosi di farmaci, per reggere i ritmi lavorativi. Judy continuò a mietere successi nella commedia musicale in coppia con Mickey Rooney. Nel 1944 interpretò il musical in costume Incontriamoci a Saint-Louis (1944) innamorandosi del regista, Vincente Minnelli, che sposò nel 1945. Dal matrimonio con Minnelli, durato sei anni, nacque Liza. Successivamente interpretò altri musical di successo come Il pirata (1948) e  Ti amavo senza saperlo (1948). I primi anni cinquanta furono disastrosi: divorziò da Minnelli e da Sidney Luft, mentre cresceva la dipendenza da alcool e pillole. Nel 1954 tornò sullo schermo per interpretare lo struggente ruolo di protagonista in È nata una stella (1954) di George Cukor. Negli anni successivi, l’attrice reciterà in Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer e Gli esclusi (1963) di John Cassavetes. Judy Garland si spense il 22 giugno 1969. Secondo l’autopsia, si trattò di morte accidentale, dovuta ad un’assunzione eccessiva di barbiturici in un lungo raggio di tempo. Fu trovata morta nella sua stanza da bagno dal marito Mickey Deans.

 

5. Elvis Presley (8/1/1935 – 16/8/1977). È stato uno dei più celebri cantanti di tutti i tempi, fonte di ispirazione per musicisti e media, tanto da meritarsi il soprannome de Il Re del Rock and Roll o semplicemente The King. La sua presenza scenica ha avuto un impatto senza precedenti sulla cultura americana e mondiale. Ecco perchè i suoi film, nonostante fossero quasi sempre semplici opere commerciali, hanno avuto un impatto enorme. Più che il valore cinematografico delle sue interpretazioni, era l’icona ad essere un fenomeno irripetibile nella storia del cinema.

4. Romy Schneider, nome d’arte di Rosemarie Magdalena Albach-Retty (23/9/1938 –29/5/1982) Austriaca ma naturalizzata francese, è stata un’attrice dotata di fascino, profondità e magnetismo. La madre, Magda Schneider, la influenzò fortemente ad inizio carriera tanto che lei prese il suo cognome, piuttosto che quello del padre. Il primo enorme successo fu dovuto alla trilogia dedicata alla principessa Sissi tra il 1955 e il 1957. Le pellicole le consentirono di ottenere un’immensa popolarità, ma la imprigionarono in un clichè che, presto, cominciò a starle stretto. L’attrice iniziò a manifestare una certa insofferenza ai ruoli leggeri, rifiutando di girare un quarto film su Sissi. Poi, arriva la svolta con L’amante pura (1958). Durante la lavorazione conobbe Alain Delon e con lui ebbe una lunga relazione sentimentale. Da questo momento recitò in film come La piscina (1968) di Jacques Deray, La Califfa (1970) di Alberto Bevilacqua,Ludwig  (1973) di Luchino Visconti, dove fu una ben diversa Elisabetta di Baviera, e La Morte In Diretta (1979) di Bertrand Tavernier. Dopo la rottura con Delon, la vita sentimentale dell’attrice fu tormentata dal fallimento di due matrimoni, eventi che la portarono a depressione e alcolismo, malgrado la nascita di due figli. La fragilità e l’equilibrio emotivo di Romy vennero compromessi dalla tragica scomparsa del figlio David. Mai ripresasi del tutto dalla perdita, la Schneider fu trovata morta il 29 maggio 1982. La causa del decesso venne attribuita ad un attacco cardiaco, anche se la voce di un suicidio ebbe molta diffusione.

3. Steve McQueen, nato Terence Steven McQueen (24/3/1930 –7/11/1980). E’ stato l’antieroe per eccellenza del cinema americano degli anni ’60, grazie al suo atteggiamento spericolato e anticonformista. Splendido attore istintivo, poco amato dai produttori, ma adorato dal pubblico, riuscì ad ottenere ruoli di grande rilievo. Ha avuto un’infanzia difficile; a 14 anni era membro di una gang di strada, a 17 entrava nei Marines. Nel 1952 iniziò a frequentare i corsi di recitazione presso l’Actor’s Studio di Strasberg. L’esordio nel cinema è in Lassu’ Qualcuno Mi Ama (1956) di Robert Wise, ma la sua prima grande interpretazione può essere considerata quella nel western I Magnifici Sette (1960) di John Sturges. La definitiva consacrazione per McQueen giunse nel 1963 grazie a La Grande Fuga (1963), sempre diretto da Sturges. Nel 1972 inizia una feconda collaborazione con Sam Peckinpah con cui realizzerà L’ultimo buscadero (1972) ed il poliziesco Getaway!. Nel 1973 fu la volta di Papillon diretta da Franklin J. Schaffner. L’anno dopo John Guillermin lo diresse in un ambizioso progetto di genere catastrofico, L’ Inferno Di Cristallo (1974). Nella seconda metà degli anni settanta la carriera dell’attore entrò in una fase di declino. L’ultima apparizione risale al 1980 ne Il cacciatore di taglie (1980) di Buzz Kulik. Nel 1979 gli venne diagnosticato un mesotelioma (un tumore della pleura associato all’esposizione all’amianto). McQueen morì in una clinica messicana accanto all’ultima moglie e all’amico Sammy Mason.

2. Montgomery Clift (17/10/1920 – 23/7/1966) Appartaneva ad una famiglia agiata che gli permise di costruirsi una solida  formazione culturale. Il suo debutto cinematografico fu nel western Il Fiume Rosso (1948), accanto a John Wayne, per la regia di Howard Hawks. L’anno seguente interpretò il ruolo dell’avido cacciatore di dote ne L’ Ereditiera (1949) di William Wyler, con Olivia De Havilland. Nel 1951 l’attore diede una intensa e indimenticabile interpretazione nel film Un Posto Al Sole (1951) di George Stevens, accanto a Elizabeth Taylor, con la quale instaurò un forte e duraturo rapporto di amicizia e di affetto.  Seguirono altre interpretazioni: io confesso  (1952) di Alfred Hitchcock; Stazione Termini (1953) di Vittorio De Sica;  Da Qui All’Eternita’ (1953)di Fred Zinnemann. Durante la lavorazione de L’albero della vita (1957), ebbe un gravissimo incidente stradale in cui riportò gravi ferite al volto, tra cui la frattura della mandibola, che mutarono la bellezza e l’espressività dei suoi lineamenti. La dipendenza dall’alcol e una forte depressione, aggravate dalla crescente difficoltà a tenere nascosta la propria omosessualità, lo fecero sprofondare verso un abisso di tormento e di autodistruzione.  Nell’ultimo periodo della sua vita riuscì però ancora a fornire altre ottime interpretazioni come nei film Gli Spostati (1960) di John Huston, Vincitori E Vinti (1961),  Freud, passioni segrete (1962), in cui interpretò il padre della psicoanalisi. Si spense a New York il 23 luglio 1966, all’età di quarantacinque anni: devastato da una vecchiaia precoce.

1. Gerard Philipe  (4/12/1922 – 25/11/1959) Un attore meraviglioso, versatile e charmant. In Il diavolo in corpo (1947), regia di Claude Autant-Lara, è stato il simbolo di una generazione odiato dai moralisti, ma – per i giovani dell’epoca – uno specchio in cui ritrovare le proprie inquietudini. Gérard Philipe fu l’incarnazione di questa rivolta, il simbolo di una gioventù psicologicamente fragile e inquieta. Poi altri film come La Certosa di Parma di Christian-Jaque (1947);: pessimista senza speranza ne La via del rimorso (1948) di Yves Allegret; scettico arido in Le amanti di monsieur Ripois (1953) di René Clément; tormentato e alcolizzato in Gli orgogliosi (1953), ancora di Allegret. Due sole volte affrontò ruoli vivaci e carichi di energia amorosa e di spensierata gioventù: in Fanfan la Tulipe (1952) e in Le diavolerie di Till (1956), che lui stesso diresse in collaborazione con Joris Ivens. Tra gli altri suoi film si ricordano: La bellezza del diavolo di René Clair (1949), Il piacere e l’amore (La ronde, 1950) di Max Ophüls, Le belle della notte (1952) ancora di Clair, Il giocatore di Claude Autant-Lara. Non si deve dimenticare che fu grande interprete di teatro. All’apice della notorietà, morì di tumore al fegato all’età di 37 anni: “Breve come un sospiro”, il libro su di lui, scritto dalla moglie Anne, è stato un best-seller a dimostrazione della popolarità dell’attore in tutto il mondo.

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3 Responses

  1. davide scrive:

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