10 attrici morte nel 2022

Kirstie Alley (Wichita, 12 gennaio 1951 – Tampa, 5 dicembre 2022) Il divorzio dal primo marito la getta in una profonda crisi, nella quale diventa dipendente dalla cocaina. Dopo essersi disintossicata, verso la fine degli anni settanta debutta al cinema nel 1982 con Star Trek II – L’ira di Khan. Negli anni seguenti partecipa a film come Runaway con Tom Selleck e miniserie tv, ma la vera popolarità arriva a metà anni ottanta grazie alla sit-com Cin Cin con cui vince svariati premi tra cui un Emmy Awards e un Golden Globe. Grazie al successo recita in molte commedie, tra cui Senti chi parla con John Travolta, nei rispettivi due sequel (Senti chi parla 2 e Senti chi parla adesso!) e in Matrimonio a 4 mani. Nel 1997 è in Harry a pezzi di Woody Allen. Dal 1997 al 2000 è protagonista di un’altra sit-com, L’atelier di Veronica. Dopo la fine della serie e la carriera in declino, l’attrice arriva a pesare 100 kg. Con autoironia l’attrice dà vita alla serie Fat Actress, dove racconta la sua lotta nel perdere peso. Dopo anni di tentativi, riesce a perdere 45 kg di peso, ritrovando così la forma fisica e la fiducia in sé. Muore per le complicazioni di un cancro al colon.

Mylene Demongeot (Nizza, 29 settembre 1935 – Parigi, 1º dicembre 2022) Fisico da pin-up e capelli biondo platino, debuttò non ancora diciottenne nel 1953 ne I figli dell’amore, diretta da Léonide Moguy. Parallelamente portò avanti l’attività di fotomodella. In quest’ambito conobbe il fotografo Henri Coste, che sposò. Fu sulla base di una serie di fotografie di Coste che venne scelta per il film Le vergini di Salem (1957) di Raymond Rouleau, che le diede la notorietà. Resteranno insieme fino al 1968, quando l’attrice conoscerà il regista Marc Simenon, figlio del noto scrittore Georges. Fu interprete, negli anni sessanta di diversi film sentimentali di cassetta o di genere peplum, fra cui La battaglia di Maratona (1959). L’attrice recitò inoltre in un film sulla saga de I tre moschettieri, nella parte di Milady, pellicola diretta da Bernard Borderie. La Demongeot legò poi il suo nome alla trilogia su Fantômas, Fantomas 70 (1964), Fantomas minaccia il mondo (1965) e Fantomas contro Scotland Yard (1967), in cui fu diretta da André Hunebelle. Negli Stati Uniti recitò nel film Buongiorno tristezza (1958) di Otto Preminger. Dopo la morte di Simenon, divise il suo tempo fra la scrittura e l’attività di animalista oltre che le battaglie civili contro l’uso delle mine antiuomo. Non lasciò tuttavia il mondo dello spettacolo, tornando a lavorare in produzioni come La Piste du télégraphe o Victoire. È morta a 87 anni per un cancro al peritoneo.

Irene Cara Escalera (New York, 18 marzo 1959 – Largo, 25 novembre 2022) Di origini africane, cubane e portoricane, nasce nel Bronx, e canta in alcune trasmissioni televisive in lingua spagnola già a tre anni. Nel 1968, a soli nove anni, pubblica il suo primo album. Nello stesso anno fa il suo debutto a Broadway. Debutta in televisione nel 1970 nella serie Love of Life. Nel 1975 debutta al cinema come protagonista di Aaron Loves Angela, diretto da Gordon Parks Jr., sorta di versione ispanica di Romeo e Giulietta, e l’anno successivo è nuovamente protagonista del musical cinematografico Sparkle ed appare in una puntata di Kojak. Nel 1979 è nel cast della serie Radici – Le nuove generazioni, ma è nel 1980 grazie a Saranno famosi che diventa popolare in tutto il mondo. In principio fu scritturata come semplice ballerina ma, quando i produttori del film la sentirono cantare, riscrissero completamente il ruolo. Per la prima volta vennero candidate due canzoni estratte dallo stesso film nella stessa categoria e incise dallo stesso artista, per la prima volta una donna. Nel 1983 raggiunge l’apice della sua carriera musicale con il brano Flashdance… What a Feeling, tema portante del film Flashdance, in collaborazione con Giorgio Moroder. Sia il film che la canzone ottengono un successo planetario, vincendo anche l’Oscar alla migliore canzone nel 1984. La Cara fu la prima cantante ispanica a riceverlo come autrice. Successivamente recita in alcune commedie di scarso successo. Continua a recitare, dandosi anche al doppiaggio, ma ormai lontana dal successo.

Marsha Hunt (Chicago, 17 ottobre 1917 – Los Angeles, 7 settembre 2022) Dopo 85 anni di lavoro sul piccolo e grande schermo, l’attrice è morta nella sua casa a Sherman Oaks, in California, per cause naturali. È apparsa in oltre 100 film e serie televisive, una carriera iniziata nel 1935. Dopo aver recitato in «Desert Gold» nel 1936, apparve in numerose pellicole tra le quali si ricordano «Il Sentiero della vendetta» (1937), «These Glamour Girls» «Orgoglio e pregiudizio» (1940) e «7 ragazze innamorate» (1942). Fu al fianco di Mickey Rooney in «La Commedia Umana», film che nel 1943 fu candidato all’Oscar. È finita nella lista nera della Commissione per le attività antiamericane e per qualche anno non ricevette proposte, vittima del maccartismo. Marsha e suo marito, lo sceneggiatore Robert Presnell Jr, vennero esclusi da Hollywood. Entrambi non smisero di lavorare, ma quella potenziale carriera da star le fu negata.  Negli anni successivi dovette accontentarsi di piccoli ruoli, così decise di dedicarsi alla televisione. Il suo nome compare sulla Walk of Fame per il lavoro svolto sul piccolo schermo. E poi l’attivismo, a favore dei diritti civili e nelle cause umanitarie, anche insieme alle Nazioni Unite. Il grande schermo, a distanza di anni, l’ha richiamata nel 2006. La sua ultima apparizione nel film «Chloe’s Prayer», in cui ha recitato all’età di 91 anni.

Sally Kellerman (Long Beach, 2 giugno 1937 – Los Angeles, 24 febbraio 2022) Dopo gli studi, si iscrisse all’Actor’s Studio con Jeff Corey e Lee Strasberg e fece il suo debutto cinematografico nel 1957 nella pellicola giovanilistica Reform School Girl. Durante gli anni sessanta lavorò in televisione prendendo parte a numerose serie di telefilm, tra cui L’ora di Hitchcock e Star Trek. Nel 1968 tornò al cinema con Lo strangolatore di Boston; l’anno successivo ottenne una parte minore nella commedia Sento che mi sta succedendo qualcosa. La definitiva affermazione giunse con il ruolo dell’infermiera Margaret O’Houlihan, nella commedia M*A*S*H (1970) di Robert Altman, che le valse la candidatura al premio Oscar alla miglior attrice non protagonista. Successivamente la carriera cinematografica proseguì in maniera discontinua, pur con ruoli interessanti nel film drammatico Anche gli uccelli uccidono (1970), ancora di Robert Altman, e la commedia Amiamoci così belle signore – l’ultimo degli amanti (1972) di Gene Saks. Dagli anni ottanta passò a interpretazioni di figure femminili di mezza età in crisi, come nella commedia Così è la vita (1986) di Blake Edwards.

Anne Heche (Aurora, 25 maggio 1969 – Los Angeles, 12 agosto 2022) Perde negli anni il padre di AIDS a e il fratello in un incidente stradale a 14 anni. Durante il liceo inizia a studiare recitazione e lavora in alcune rappresentazioni teatrali. Dopo essersi diplomata, entra nel cast di una soap opera, Destini. Il debutto sul grande schermo arriva tra il 1992 con O Pioneers! e il 1993 nel film Le avventure di Huck Finn. Nel 1997 recita nei film Donnie Brasco, So cosa hai fatto e Sesso & potere. Dopo due anni di relazione con Steve Martin, annunciò la sua relazione con l’attrice Ellen DeGeneres. Conosce poi il cameraman Coley Laffoon, che sposa nel 2001 e divorzia nel 2009. Nel 2000 esordisce alla regia con il film tv Women, seguito di Tre vite allo specchio in cui aveva recitato nel 1996, in seguito partecipa alla serie tv Ally McBeal nel ruolo di Melanie West, ai film John Q e Birth – Io sono Sean; inoltre ha partecipato ad altre serie, come Everwood e Nip/Tuck. Tra il 2006 e il 2008 è la protagonista della serie tv Men in Trees. Dal 2007 al 2018 è stata la compagna dell’attore James Tupper. Il 5 agosto fu coinvolta in una sequenza di tre incidenti automobilistici. Nell’incidente finale, il suo veicolo colpì una casa, intrappolandola all’interno. Il veicolo prese fuoco e i vigili non furono in grado di estrarla dal veicolo per 45 minuti. Aveva subito gravi ustioni e ferite da inalazione di fumo. Dichiarata cerebralmente morta, donò gli organi.

Angela Lansbury (Londra, 16 ottobre 1925 – Los Angeles, 11 ottobre 2022) Figlia dell’attrice irlandese Moyna MacGill e del politico Edgar Lansbury, coltivò fin da bambina la passione per la recitazione. Dopo essersi trasferita negli USA con la famiglia in seguito ai bombardamenti, si dedicò a lavori saltuari. Nel 1942, grazie alla madre, amica di alcune personalità che lavoravano nel mondo del cinema, passò con successo i primi provini per la MGM. L’attrice godette di ampia fama sin dagli inizi della carriera: ottenne una prima candidatura al premio Oscar per il film Angoscia (1944), pellicola di George Cukor. Una seconda candidatura nella stessa categoria arrivò l’anno successivo, per Il ritratto di Dorian Gray (1945). Il ruolo della dolce Sybil, che si suicida per amore di Dorian, le fece guadagnare il primo dei suoi 6 Golden Globe. Da allora vanta una lunga carriera, principalmente sul grande schermo, ove è apparsa in ogni genere di film, dal musical western Le ragazze di Harvey (1946), al biblico Sansone e Dalila (1949), dal drammatico La lunga estate calda (1958), al film Disney Pomi d’ottone e manici di scopa (1971). Nello stesso anno Frank Capra, su suggerimento di Katharine Hepburn, la scelse per il ruolo di una spietata direttrice di giornale che seduce Spencer Tracy nel film Lo stato dell’Unione; a soli 23 anni interpretò una donna di circa quarant’anni. Nel 1961, in Blue Hawaii, interpretò il ruolo della madre di Presley, ma quest’ultimo era più giovane di lei di dieci anni. Nel 1962, nel film E il vento disperse la nebbia, interpretò la madre di Warren Beatty, più giovane di soli dodici anni. Sempre nel 1962, in Va’ e uccidi impersonò una madre manipolatrice che trasforma suo figlio (interpretato da Laurence Harvey) in un assassino; nella realtà lei aveva 37 anni e Harvey 34. Questa interpretazione le fece guadagnare la terza candidatura al premio Oscar, il secondo Golden Globe, un National Board of Review (vinto anche per il già nominato E il vento disperse la nebbia). Nel 1965, nel film biografico Jean Harlow, la donna che non sapeva amare, interpretò invece l’amorevole madre di Carroll Baker, la quale era più giovane di lei di soli 6 anni. Nel corso della sua carriera, ha recitato accanto a tre nomi del cinema italiano: Sophia Loren nella commedia rosa Olympia (1960), Vittorio De Sica e Raf Vallone, rispettivamente in Le avventure e gli amori di Moll Flanders e nel già nominato Jean Harlow, la donna che non sapeva amare, del 1965. Nel 1980 interpretò Miss Marple in Assassinio allo specchio, dopo essere stata tra i protagonisti di Assassinio sul Nilo (1978). Dopo vent’anni di assenza dal cinema (l’ultima apparizione risaliva al 1984 nell’horror In compagnia dei lupi di Neil Jordan), apparve nel 2005 in Nanny McPhee – Tata Matilda. Nel 2011 è tornata sul grande schermo in I pinguini di Mr. Popper, al fianco di Jim Carrey. In teatro ha vinto 5 Tony Award e 2 National Board of Review. In televisione ha lavorato in molte serie ma è universalmente nota per il ruolo di Jessica Fletcher nella serie La signora in giallo (Murder, she wrote). Muore nel sonno nella sua casa di Los Angeles cinque giorni prima del suo novantasettesimo compleanno.

Olivia Newton-John (Cambridge, 26 settembre 1948 – Santa Ynez, 8 agosto 2022) Quattro volte vincitrice del Grammy, durante la carriera è riuscita a piazzare due album al vertice della Billboard 200 statunitense, mentre quindici suoi singoli sono arrivati nella top ten della Billboard Hot 100, dei quali cinque al primo posto tra cui Physical (1981). Con oltre cento milioni di copie vendute, è nel novero degli artisti più venduti durante la seconda metà del ventesimo secolo. Il padre era un ufficiale dell’MI5, la madre sorella del farmacologo Gustav Born e figlia del fisico premio Nobel Max Born. A 5 anni si trasferisce con la famiglia in Australia. Dotata per il canto viene scelta nel 1970 per far parte della band Tomorrow. Presto il gruppo si scioglie e inizia la collaborazione con John Farrar che ne diventa autore e produttore. Nel 1978 le viene assegnata la parte di Sandy nel film musicale Grease (Brillantina), la cui colonna sonora, interpretata principalmente dalla stessa Newton-John e John Travolta, le conferisce un’enorme popolarità in tutto il mondo: i singoli dell’album, ossia You’re the One That I Want, Grease ed Hopelessly Devoted to You (con cui l’attrice si guadagnò una nomination al Premio Oscar come miglior canzone originale) raggiunsero la vetta delle hit parade per mesi. Nel 1980 insieme a Gene Kelly, prende parte al musical Xanadu, un insuccesso al botteghino ma un grande successo discografico e disco d’oro. Nel 1983 nuovamente in coppia con Travolta, recita in Due come noi con annesso successo discografico. Nel 1985 sposa l’attore Matt Lattanzi, dalla cui unione nasce Chloe-Rose. A questo punto, decide di ritirarsi dalle scene. Nel 1992 le viene diagnosticato un cancro al seno. Nel 1994 ricomincia a lavorare prendendo parte al film per la TV Un papà per Natale. Nella primavera del 2001 prende parte al film indipendente a tematica gay Sordid Lives. Nel 2010 è guest star nell’episodio n. 17 della prima stagione di Glee. Nel 2011 esce la commedia Tre uomini e una pecora, suo ultimo film. È morta nel suo ranch a Santa Ynez per complicazioni dovute alla neoplasia di cui era affetta.

Louise Fletcher all’anagrafe Estelle Louise Fletcher (Birmingham, 22 luglio 1934 – Montdurausse, 23 settembre 2022) Figlia di genitori non udenti, iniziò la sua carriera in diverse serie televisive, quali Perry Mason e Carovane verso il West. La sua carriera ebbe una battuta d’arresto dopo il matrimonio con il produttore Jerry Bick, per riprendere nel 1973 con il film Gang (1973) di Robert Altman. Raggiunse notorietà a livello internazionale nel 1975 grazie al film Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman. L’interpretazione della perfida infermiera Mildred Ratched, le valse l’Oscar per la miglior attrice protagonista, il premio BAFTA e il Golden Globe: alla cerimonia degli Oscar ringraziò i genitori nel suo discorso attraverso la lingua dei segni americana. In seguito lavorò in altri film come A proposito di omicidi… (1978) di Robert Moore, L’esorcista II – L’eretico (1977) di John Boorman, Invaders (1986) di Tobe Hooper, Congiunzione di due lune (1988) di Zalman King, Blue Steel – Bersaglio mortale (1989) di Kathryn Bigelow e I protagonisti (1992) di Robert Altman. Dal 1993 al 1999 apparve in 14 episodi di Star Trek: Deep Space Nine, terza serie televisiva live-action del franchise di fantascienza Star Trek, nel ruolo di Winn Adami. Il ruolo le valse 4 premi Online Film & Television Association. Ottenne inoltre due candidature agli Emmy Award per le sue apparizioni nelle serie televisive La famiglia Brock (1996) e Joan of Arcadia (2004).

Irene Papas pseudonimo di Irene Lelekou (Chiliomodi, 3 settembre 1926 – Chiliomodi, 14 settembre 2022)  Ex moglie del regista greco Alkis Papas sposato nel 1947 (del quale conservò il cognome per la sua carriera), si fece conoscere nell’ambiente internazionale con il film La città morta (1952) di Frixos Iliadis al Festival di Cannes del 1952. Nel cinema lavorò con successo in Italia, ove recitò in vari film, tra cui Una di quelle (1953) di Aldo Fabrizi, Le infedeli (1953) di Steno e Mario Monicelli, Attila (1956) di Pietro Francisci. Esordì a Hollywood interpretando il ruolo di protagonista femminile nel western La legge del capestro (1956) di Robert Wise, accanto a James Cagney, cui seguì Le avventure dei tre moschettieri (1957) di Joseph Lerner. Conobbe il suo maggior successo in patria nel film Elettra (1962) di Michael Cacoyannis, che rilanciò anche la sua carriera a Hollywood e le consentì di partecipare a varie produzioni americane, come I cannoni di Navarone (1961) di J. Lee Thompson, Zorba il greco (1964) di Michael Cacoyannis, Giallo a Creta (1964) di James Neilson, La fratellanza (1968) di Martin Ritt. In Europa fu protagonista in pellicole importanti, come A ciascuno il suo (1967) di Elio Petri, Z – L’orgia del potere (1969) di Costa-Gavras, Le troiane (1970) di Michael Cacoyannis, La quinta offensiva (1973) di Stipe Delic. Tra gli altri suoi film Ifigenia (1977) di Michael Cacoyannis, Il leone del deserto (1981) di Mustafa Akkad, Assisi Underground (1985) di Alexander Ramati, Cronaca di una morte annunciata (1986) di Francesco Rosi. Lavorò anche in teatro e alla televisione, comparendo nel ruolo di Penelope nello sceneggiato Odissea (1968) e in Mosè, la legge del deserto (1974). Successivamente apparve in molti film al cinema e in televisione, tra cui Yerma (1999) di Pilar Távora, Il mandolino del capitano Corelli (2001) di John Madden e Un film parlato (2003) di Manoel de Oliveira.

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