10 attrici morte nel 2017

Nel triste conteggio di ogni anno, dobbiamo salutare attrici di grandissimo spessore, veri e propri miti. E’ stato un anno ferale soprattutto per la Francia che ha visto la scomparsa di totem della storia del cinema transalpino. La Moreau, la Darrieux, la Darc e la Wiazemsky hanno interpretato i maggiori capolavori francesi della seconda metà del secolo.

 

10. Christine Kaufmann (n. 1945) Fa la sua primissima apparizione cinematografica a soli 9 anni, mentre appena tredicenne debutta nel cinema italiano, scelta dal regista Mario Camerini per una parte nella pellicola Primo amore. Successivamente lavora nel filone peplum accanto a Steve Reeves nel film Gli ultimi giorni di Pompei (1959). Nel 1962 vince il Premio Golden Globe per la migliore attrice debuttante. Gira con Fassbinder Lilì Marleen. Appare per l’ultima volta al cinema nel 1987 nel capolavoro Bagdad Café. A diciotto anni sposa Tony Curtis, conosciuto sul set di Taras il magnifico. Abbandonato il mondo del cinema, è diventata una donna d’affari.

9. Glenne Headly (n. 1955) Esordisce come attrice teatrale negli anni settanta. Nel 1982 si sposa con John Malkovich, con il quale rimarrà sposata fino al 1988. È proprio al 1988 che risale il suo primo ruolo importante al cinema: recita al fianco di Steve Martin e Michael Caine nel film Due figli di…. Recita poi in Dick Tracy, nel quale interpreta Tess Cuorsincero, fidanzata del famoso detective. Nel 1991, grazie al film L’ombra del testimone con Demi Moore, riceve una nomination al Chicago Film Critics Association Award come migliore attrice non protagonista. Nel 1995 è invece la volta di un altro successo: Goodbye Mr. Holland con Richard Dreyfuss. Nel 1996 appare come personaggio ricorrente nella celebre serie televisiva E.R. – Medici in prima linea. La Headley è morta l’8 giugno 2017, all’età di 62 anni, a seguito di un’embolia polmonare.

8. Brunella Bovo (n. 1930) Ha avuto una grande notorietà per due capolavori da lei interpretati: Miracolo a Milano (suo secondo film, dove fu diretta da Vittorio De Sica) e Lo sceicco bianco, co-protagonista al fianco di Alberto Sordi. In televisione ha interpretato negli anni sessanta alcune fiction televisive, fra cui quattro episodi de Le avventure di Laura Storm che vedevano come protagonista Lauretta Masiero.

7. Elsa Martinelli (n. 1935) Nata in Toscana, diventa un’indossatrice e fotomodella conosciuta in tutto il mondo. Negli anni cinquanta – appena ventenne – approda a Hollywood con il film western Il cacciatore di indiani (1956) accanto a Kirk Douglas. Viene apprezzata subito anche dalla critica, grazie all’interpretazione nel film Donatella di Mario Monicelli. che la porta a vincere a soli ventuno anni l’Orso d’Argento per la migliore attrice al Festival di Berlino nel 1956. Diventata un’icona di eleganza e di stile, ha lavorato con molti registi in Italia, dove si è fatta notare nell’amaro La notte brava (1959) diretto da Mauro Bolognini, ma anche in Francia dove è stata protagonista di Il sangue e la rosa (1960) di Roger Vadim e negli Stati Uniti d’America. È apparsa al fianco di John Wayne in Hatari! (1962) di Howard Hawks, di Anthony Perkins in Il processo (1962) diretto e sceneggiato da Orson Welles. Ha affiancato molti attori famosi come Charlton Heston in Pranzo di Pasqua di Melville Shavelson (1962), Robert Mitchum in Il grande safari (1963) di Phil Karlson, Elizabeth Taylor e Richard Burton in International Hotel (1963) per la regia di Anthony Asquith, e Marcello Mastroianni in La decima vittima (1965) di Elio Petri. Dal 1970 ha cominciato a diradare l’attività cinematografica, dedicandosi maggiormente alla televisione. Dopo una lunga malattia, muore a Roma l’8 luglio 2017.

6. Anne Wiazemsky (n. 1947) Debutta al cinema nel 1966 con il ruolo da protagonista in Au hasard Balthazar, diretto da Robert Bresson. L’anno successivo interpreta La cinese di Jean-Luc Godard e quello stesso anno sposa il regista, diventandone attrice-feticcio e moglie per dodici anni, fino al divorzio nel 1979. Lavora con il marito in Week-end – Un uomo e una donna da sabato a domenica, Vento dell’est, Vladimir et Rosa e Crepa padrone, tutto va bene. Alla fine degli anni sessanta lavora anche con importanti autori italiani, come Pier Paolo Pasolini (Teorema e Porcile), Marco Ferreri (Il seme dell’uomo) e Carmelo Bene (Capricci). Negli anni ottanta dirada la sua attività cinematografica e dal 1988 intraprende con successo la carriera di scrittrice. È deceduta il 5 ottobre in seguito a un cancro

5. Danielle Darrieux (n. 1917) A tredici anni ebbe una parte nel film musicale Le Bal. A partire da questa sua prima prova, ottenne numerose altre offerte lavorative. Nel 1935 sposò il regista e scenografo francese Henri Decoin (1890 – 1969). Grazie al grande successo del film Mayerling (1936), ottenne un contatto dalla Universal Studios e recitò a fianco di Douglas Fairbanks Jr. nel film Allora la sposo io (1938). Nel periodo dell’occupazione tedesca, durante la seconda guerra mondiale, continuò a recitare nella Francia occupata, decisione che le procurò numerose critiche da parte dei suoi compatrioti, ma che fu motivata dalla minaccia nazista di arrestare suo fratello, se l’attrice avesse rifiutato di collaborare. Sempre durante la guerra divorziò da Henri Decoin e si innamorò del diplomatico dominicano e noto playboy Porfirio Rubirosa (1909 – 1969), che sposò il 18 settembre 1942. Successivamente, alcune dichiarazioni antinaziste portarono Rubirosa alla residenza forzata in Germania. La Darrieux accettò di effettuare un viaggio promozionale a Berlino in cambio della liberazione del marito. Ottenuto il suo rilascio, i due andarono a vivere in Svizzera fino alla fine del conflitto; si separarono nel 1947. L’anno successivo, l’attrice sposò il regista George Mitsikides, con il quale visse fino alla morte di lui, avvenuta nel 1991. Nel 1951 ricevette un’offerta dalla MGM per il film musicale Ricca, giovane e bella. Joseph L. Mankiewicz la convinse a ritornare a Hollywood, dove recitò con James Mason nel film di spionaggio Operazione Cicero (1953). Tornata in Francia, apparve in L’uomo e il diavolo (1954) di Claude Autant-Lara, al fianco di Gérard Philipe. L’anno successivo recitò in L’amante di Lady Chatterley (1955) di Marc Allégret. Interpretò un ruolo di secondo piano nel film epico Alessandro il Grande (1956), con Richard Burton e Claire Bloom, che fu il suo ultimo impegno negli Stati Uniti. Lewis Gilbert la invitò in Inghilterra, con successo, a partecipare al suo film Quell’estate meravigliosa (1961). Jacques Demy la chiamò per interpretare il film Josephine (1967), nel quale è l’unica tra gli attori e le attrici del cast a non essere doppiata nel canto. Negli anni duemila, dopo il grande successo di 8 donne e un mistero, viene richiesta per svariati progetti anche come protagonista al cinema, alla televisione e al teatro.

4. Mary Tyler Moore (n. 1936) Ottiene il suo primo successo nel ruolo di un’accattivante segretaria nella serie Richard Diamond, Private Detective (1957-1960), in cui del suo personaggio si vedono solo le gambe e si ascolta la voce. Notata da Dick Van Dyke, diventa la sua partner nella serie The Dick Van Dyke Show (1961-66). La serie ottiene grande successo, e con esso la sua interprete. Nel 1970 diventa la protagonista della fortunata sitcom Mary Tyler Moore, che le farà guadagnare 4 premi Emmy. Lo stesso personaggio appare poi in alcuni episodi delle serie spin-off Rhoda e Phyllis, nonché nel film TV Mary e Rhoda (2000). Nel 1980 ottiene un grande successo al cinema interpretando la madre fredda e insensibile in Gente comune di Robert Redford, per cui si guadagna una candidatura all’Oscar. È morta a 80 anni a causa di complicazioni legate a una grave polmonite

3. Mireille Darc (n. 1938) Iniziò ad apparire in piccole parti al cinema e si affermò in televisione con La Grande Bretèche (1960) e Hauteclair (1961). Il primo ruolo di rilievo sul grande schermo fu nel film commedia I tre affari del signor Duval (1963). Ma fu il regista Georges Lautner a lanciarla nel 1965 con il ruolo di protagonista nel film drammatico Galia (1965), cui seguì l’anno successivo il poliziesco Rififi internazionale (1966) di Denys de La Patellière, in cui l’attrice si affermò definitivamente. Sotto la direzione di Lautner, interpretò in tutto tredici film prevalentemente drammatici e polizieschi, disegnando personaggi anticonformisti. Durante gli anni sessanta, l’attrice lavorò per diversi celebri registi, tra cui Jean-Luc Godard nel dramma Week-end, un uomo e una donna dal sabato alla domenica (1967). Durante le riprese del film Addio Jeff! (1969), si innamorò del co-protagonista Alain Delon e tra i due nacque un sodalizio sentimentale e artistico che durò per quindici anni. L’attrice comparve in due dei maggiori successi di Delon, Borsalino (1970) e Borsalino and Co. (1974), e lo affiancò in altre celebri pellicole quali Esecutore oltre la legge (1974) e Per la pelle di un poliziotto (1981). La Darc dimostrò notevole versatilità anche nella commedia, genere in cui vanno ricordati il film Alto, biondo e…con una scarpa nera (1972) e il suo sequel Il grande biondo (1974), entrambi diretti da Yves Robert e interpretati a fianco del comico Pierre Richard. L’attrice si distinse ancora in commedie quali Mai prima del matrimonio (1982) di Daniel Ceccaldi. Dagli anni novanta lavorò prevalentemente per la televisione.

2. Emmanuelle Riva (n. 1927) Hiroshima mon amour (1959), il film di Alain Resnais, le ha dato la notorietà. Amour (2012) di Michael Haneke, Palma d’Oro al Festival di Cannes e Oscar come miglior film straniero è stato il suo grande congedo. Aveva un volto forte e fascinoso. Se Resnais ha fatto sentire tutte le vibrazioni, il dolore, le cicatrici della Storia, Haneke ha sfruttato Emmanuelle Riva come figura immobile, avvolta, anzi invasa da un voyeurismo in cui gli attori sembrano doversi amalgamare come manichini. Emmanuelle Riva non sembrava voler stare a questo ‘perfido gioco’. Ha a quel punto usato solo il suo corpo ma gli ha spento la luce. Il suo vero nome era Paulette Germaine Riva. Aveva un’innata eleganza e soprattutto una recitazione straniante, magnificamente inafferrabile. Il cinema italiano l’ha spesso chiamata. Da Kapò (1959) di Gillo Pontecorvo in cui è una prigioniere di Auschwitz, alla prostituta che dopo la chiusura delle case chiuse decide di aprire una trattoria con altre tre amiche nel bellissimo Adua e le compagne (1960) di Antonio Pietrangeli, dall’accoppiata con Ugo Tognazzi in Le ore dell’amore (1963) di Luciano Salce fino a Gli occhi, la bocca (1982) dove Bellocchio cattura ancora quell’essenza di fantasma-testimone, la madre dei due gemelli di cui uno morto suicida. Nel corso della sua carriera regala dei ritratti intensi anche ad alcuni dei maggiori cineasti francesi come in Léon Morin, prete (1961) di Jean-Pierre Melville e Il delitto di Thérèse Desqueyroux (1962) di Georges Franju. Nel primo film è una giovane vedova che durante l’Occupazione è attratta da un parroco di campagna interpretato da Jean-Paul Belmondo. Nell’altro porta sullo schermo l’eroina del romanzo di François Mauriac che tenta di avvelenare il marito e poi viene segregata in casa dal coniuge dopo essere stata assolta al processo. Per questa interpretazione ha ottenuto la Coppa Volpi al Festival di Venezia. Nel corso della sua carriera ha lavorato anche con Krysztof Kieslowski. In Tre Colori – Film Blu (1993) ha interpretato la madre della protagonista Julie (Juliette Binoche). Fino al César poi vinto per Amour. Attrice di formazione teatrale, ha regalato anche ruoli leggeri come in Sciampiste & Co. (1999). Tutte le possibilità di una carriera stranissima e intensa, irregolare eppure fortemente caratterizzante in ogni film che ha interpretato.

1. Jeanne Moreau (n. 1928) Dopo l’infanzia trascorsa a Vichy, tornò nella capitale dove iniziò a frequentare corsi di teatro. Le piccole parti iniziali si trasformarono presto in ruoli più significativi. Nel 1950 fece il vero esordio alla Comédie-Française. Contemporaneamente al successo teatrale, giunsero per Moreau anche i primi ruoli cinematografici, dove spiccò come protagonista de La regina Margot del 1954 diretto da Jean Dréville. Nel 1956 venne notata da Louis Malle che le propose il ruolo da protagonista in Ascensore per il patibolo (Ascenseur pour l’échafaud) e in Gli amanti. Nel 1958, durante il festival di Cannes, incontrò un altro regista fondamentale per la sua carriera, François Truffaut. Tra i due nacque una forte amicizia che porterà a diverse collaborazioni. Un primo riconoscimento ufficiale arrivò dal Festival di Cannes che nel 1960 la consacrò migliore attrice per il film Moderato cantabile di Peter Brook. Altri titoli internazionali come La notte di Michelangelo Antonioni o Eva di Joseph Losey confermarono le sue qualità di attrice rigorosa ed esigente. Nel 1962 arrivò il film forse fondamentale per la sua carriera, Jules e Jim di François Truffaut. I più grandi registi, fra i quali spiccano Orson Welles e Luis Bunuel, Rainer Werner Fassbinder e Wim Wenders, la chiamarono per offrirle ruoli fatti apposta per lei. Riuscì anche a realizzare un paio di film come regista: Lumière e L’adolescente. Continuò anche se con minore frequenza la carriera teatrale, dove ottenne sempre grandi trionfi e, negli anni ottanta, iniziò anche a girare per la televisione. In patria è l’unica attrice ad aver presieduto per ben due volte la giuria del Festival di Cannes, nel 1975 e nel 1995.

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