10 attori italiani morti nel 2020

Bruno Armando (17 dicembre 1956 – 8 marzo 2020). Laureato all’Università Cattolica di Milano, non ha mai abbandonato completamente la sua prima passione, la traduzione di letteratura contemporanea americana e inglese. Sposato con l’attrice Sabina Vannucchi, è stato attivo anche in televisione e cinema. Ha avuto notorietà con l’interpretazione del ruolo di Marco Altieri nella serie TV Distretto di Polizia. Per molti anni ha fatto coppia sulla scena teatrale con Gianmarco Tognazzi. Nel 2009 ha recitato con Giampaolo Morelli nella serie TV di Rai 2 L’ispettore Coliandro. Tra i suoi film Che bella giornata, Diaz e Francesco della Cavani.

Nando Angelini  (17 agosto 1933 –  7 agosto 2020) è stato uno dei più attivi attori C.S.C. degli anni Sessanta. Alto, occhi azzurri e aspetto distinto, non abbastanza bello da diventare famoso per questo, ma nobile nel portamento e sempre ben pettinato, da sembrare un attore americano. Di solito è apparso in ruoli secondari in circa 100 film;  parallelamente alla sua carriera di attore, ha lavorato anche come aiuto regista per i suoi ultimi film: Il medico della mutua (1968) e Nude … si muore (1968).  Moltissime le apparizioni del genere “sandaloni” ma ha partecipato anche a Il generale della Rovere, Il sorpasso, La marcia su Roma.

Nando Angelini

Corrado Olmi (24 ottobre 1926 – 29 dicembre 2020) Molto attivo in campo teatrale soprattutto come attore (ma spesso anche come scenografo), fece parte per 3 anni della Compagnia di Peppino de Filippo; partecipò, in televisione, a diversi sceneggiati (Il conte di Montecristo) e varietà. Per il cinema, dalla metà degli anni cinquanta, prese parte a oltre 80 film. Per il film La cena (1998) di Ettore Scola vinse un Nastro d’argento al migliore attore non protagonista. Nel 1993 ottenne il premio “Una Vita per il Teatro” conferitogli in Campidoglio. Ha lavorato (tra gli altri) a parecchi film di Pasquale Festa Campanile e Giorgio Capitani. È morto per complicazioni da COVID-19.

Gianni Dei (21 dicembre 1940 – 19 ottobre 2020), attore e cantante noto per la sua attività di caratterista svolta dalla fine degli anni sessanta agli anni ottanta. Iniziò l’attività di attore con un piccolo ruolo in Via Margutta di Mario Camerini. Dopo una dozzina di film, interpretò il protagonista di Pronto… c’è una certa Giuliana per te, commedia del 1967 con Mita Medici e la regia di Massimo Franciosa. Fu interprete di b-movie e pellicole di rilievo (comici, commedia all’italiana, commedia erotica all’italiana, musicarelli, thriller, poliziotteschi). In totale girò una quarantina di lungometraggi, a partire dagli anni sessanta fino a fine anni ottanta. Si cimentò anche come cantante apparendo in qualche trasmissione televisiva.

Paolo Giusti (21 ottobre 1942 – 24 giugno 2020) Inizia la sua carriera cinematografica negli anni ’60 in piccoli ruoli nei film Che gioia vivere di René Clément, Che fine ha fatto Totò Baby? (1964) e L’indomabile Angelica (1967). Si fa notare nel 1967 nel thriller Criminal story di Claude Chabrol accanto a Jean Seberg. L’anno seguente viene scelto per interpretare il ruolo del doppio di Alain Delon nel film a episodi Tre passi nel delirio: l’episodio in questione è William Wilson girato da Louis Malle. Nel frattempo inizia nei fotoromanzi, attraverso i quali ottiene una grande popolarità. Seguono poi una lunga serie di film negli anni ‘70 tra i quali Gli Eroi (1973) di Duccio Tessari e l’ultimo capitolo della saga di Don Camillo dal titolo Don Camillo e i giovani d’oggi (1972) di Mario Camerini. Nel 1975 è ancora Claude Chabrol a chiamarlo per Gli innocenti dalle mani sporche, il film più importante della sua carriera. Prosegue la sua carriera all’estero con La spiaggia del desiderio (1976) e La gang dell’Anno Santo (1976) con Jean Gabin. Partecipa anche ad alcune Serie tv come Quo vadis? (1985) di Franco Rossi.

Armando Francioli (21 ottobre 1919 – 6 aprile 2020) Laureato in economia e commercio, frequentò la Scuola Nazionale di Cinema. Il suo esordio nel cinema avvenne nel 1941, con una parte nel film Un colpo di pistola. Nel dopoguerra, pur continuando nella sua carriera cinematografica, si dedicò al teatro ed approdò alla televisione con lo sceneggiato Cime tempestose (1956). Nel 1967 fu scelto nuovamente da Landi nel Dossier di Mata Hari e nel 1973 come protagonista nello sceneggiato giallo in due puntate Serata al Gatto Nero. Partecipò poi a numerose altre produzioni e trasmissioni televisive. Il piccolo schermo gli permise di ottenere un buon successo, mentre nel cinema, pur avendo lavorato con molta continuità non ebbe l’opportunità di affermarsi verame nte ed avere ruoli di primo piano. Fu interprete anche di numerosi fotoromanzi al pari della sorella Germana e del fratello Luciano.

Sergio Fantoni (7 agosto 1930 – 17 aprile 2020) Figlio d’arte è stato attivo nel mondo del teatro, del cinema, della televisione e della radio dai primi anni cinquanta. Come attore cinematografico ha lavorato anche all’estero, vivendo un’intensa stagione professionale a Hollywood negli anni sessanta. Contestualmente, ebbe inizio anche la sua attività di attore cinematografico, con la partecipazione a film di genere la cui produzione era quanto mai copiosa ai tempi della Hollywood sul Tevere: personaggi impegnati in vicende di cappa e spada, pellicole di ambientazione storica o a contenuto mitologico furono oggetto delle sue prime interpretazioni. La diffusione della televisione gli portò nuove opportunità: nel 1961 (due anni prima dell’avventura nel cinema d’oltre-atlantico che durerà tre anni, dal 1963 al 1966) Ottocento a fianco di Lea Padovani e Virna Lisi e con la regia di Anton Giulio Majano. Tra i suoi film Senso, Era notte a Roma, I delfini, Intrigo a Stoccolma, Il colonnello Von Ryan, Sacco e Vanzetti. Nel gennaio del 1997 venne operato di laringectomia, operazione che gli causò problemi vocali, così interruppe l’attività di attore e si dedicò alla regia.

Gianrico Tedeschi (20 aprile 1920 – 27 luglio 2020) Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla campagna di Grecia; fatto prigioniero dopo l’armistizio, venne internato. Nella prigionia conobbe un altro internato destinato a diventare celebre, Giovannino Guareschi. Nel 1947, mentre si diplomava all’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma, ebbe anche il suo esordio teatrale sotto la guida di Giorgio Strehler. Negli anni successivi recitò in varie compagnie e in diversi teatri, tra i quali lo Stabile di Roma, cimentandosi anche nella rivista e nella commedia musicale. Attore di grande versatilità e di peculiare umorismo, fu uno dei protagonisti della prosa televisiva (I giocatori, Tredici a tavola e La professione della signora Warren, per citare solo alcuni titoli), ma offrì prove brillanti anche nel varietà televisivo. Prese parte anche ai grandi sceneggiati della Rai, interpretando, tra gli altri, personaggi come Marmeládov in Delitto e castigo (1963), Sorin ne Il gabbiano (1969) e Paolino in Demetrio Pianelli (1963). Protagonista assiduo della trasmissione pubblicitaria Carosello, al quale prestò più volte il suo volto buffo e arguto, ha tra i suoi film più importanti Adua e le compagne, Il federale, La legge di Dassin, Madame Sans Gene


Flavio Bucci (25 maggio 1947 – 18 febbraio 2020) Dopo essere stato chiamato da Elio Petri per il film La proprietà non è più un furto (1973) e aver lavorato per Giuliano Montaldo in L’Agnese va a morire (1976), Circuito chiuso (1978) e Il giorno prima (1987), rimasero famosi sullo schermo i suoi ruoli da caratterista in Il marchese del Grillo di Mario Monicelli (1981), Tex e il signore degli abissi (1985), Secondo Ponzio Pilato (1987), Teste rasate (1993), Il silenzio dell’allodola (2005) e Il divo di Paolo Sorrentino (2008). L’ultimo film al quale prese parte fu La cornice di Nour Aia (2018). Nel 1977 si fece conoscere dal grande pubblico televisivo interpretando lo sceneggiato Rai Ligabue, diretto da Salvatore Nocita, con il quale tornerà a lavorare nei Promessi sposi (1989): sempre per il piccolo schermo, recitò nella Piovra (1984) di Damiano Damiani e in L’avvocato Guerrieri – Ad occhi chiusi (2008) di Alberto Sironi. Muore per un infarto.

Gigi Proietti (2 novembre 1940 – 2 novembre 2020) Noto per le sue doti di affabulatore, è considerato uno dei massimi esponenti della storia del teatro italiano, avendo anche esperienze nel campo televisivo e nel cinema dove ha raggiunto la consacrazione nel 1976 con Febbre da cavallo, nel ruolo dell’incallito scommettitore Mandrake, divenuto un film di culto. Fu allievo di personaggi di spicco come Arnoldo Foà, Giulietta Masina, Giancarlo Sbragia e Giancarlo Cobelli. L’esordio nel cinema è nel 1964 con un piccolo cameo in Se permettete parliamo di donne di Ettore Scola. Tinto Brass è il primo regista a valorizzarlo con un ruolo da protagonista in L’urlo del 1968. In televisione esordisce nello sceneggiato I grandi camaleonti (1964), diretto da Edmo Fenoglio poi con Ugo Gregoretti interpreta Il Circolo Pickwick (1967). In teatro il successo arriva nel 1970, quando viene chiamato a sostituire Domenico Modugno, nella commedia di Garinei e Giovannini Alleluja brava gente. Dopo aver recitato nel 1974 in La cena delle beffe, accanto a Carmelo Bene, stringe un proficuo sodalizio con lo scrittore Roberto Lerici, insieme al quale scrive e dirige i suoi spettacoli, rimasti nella storia, A me gli occhi, please (1976), riportato in scena nel 1993, 1996 e nel 2000, Come mi piace (1983), Leggero leggero (1991). Federico Fellini prima pensa a lui per il ruolo di Giacomo Casanova nel suo film Casanova, poi assegnato a Donald Sutherland e del quale sarà un efficace doppiatore. Recita come protagonista nei film Gli ordini sono ordini (1970), Meo Patacca (1972), Conviene far bene l’amore (1975), Languidi baci, perfide carezze (1976). Notevoli sono anche le partecipazioni in film come La proprietà non è più un furto (1973) di Elio Petri, L’eredità Ferramonti (1976) e Casotto (1977). Partecipa a film di Mauro Bolognini, Mario Monicelli, Elio Petri e Luigi Magni, ma è Alberto Lattuada ad offrirgli un ruolo drammatico nel film Le farò da padre (1974). Partecipa inoltre ad alcuni film diretti da registi di prestigio come Sidney Lumet, Robert Altman (straordinaria la performance in Un matrimonio), Ted Kotcheff, Bertrand Tavernier. Nel 1978 assume la direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma, creando un Laboratorio per giovani attori tra cui Giorgio Tirabassi, Pino Quartullo, Gianfranco Jannuzzo, Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani, Flavio Insinna, Chiara Noschese, Enrico Brignano, Gabriele Cirilli, Edoardo Leo. Si cimenta con successo anche nel campo del doppiaggio, prestando la voce a celebri divi come Robert De Niro, Sylvester Stallone, Richard Burton, Richard Harris, Dustin Hoffman, Charlton Heston e Marlon Brando. È notevole il doppiaggio del personaggio del Genio della lampada nel film Aladdin (1992), della Disney. Nel 1992 inizia a ottenere un consistente successo con le serie di telefilm Un figlio a metà, Il maresciallo Rocca, L’avvocato Porta. Nel 1998 ritorna al cinema con il ruolo del Cardinale Mazarino nel film Eloise, la figlia di D’Artagnan, poi con il sequel di Febbre da cavallo, Febbre da cavallo – La mandrakata, diretto dal figlio di Steno, Carlo Vanzina; la riproposizione di Mandrake lo porta a vincere un Nastro d’argento come miglior attore protagonista. Collabora sempre con i Vanzina, prima come protagonista nella commedia Le barzellette (2004), poi nei poco fortunati Un’estate al mare, Un’estate ai Caraibi, La vita è una cosa meravigliosa. Nel 2014 torna con il film di Natale Ma tu di che segno 6? per la regia di Neri Parenti. L’ultimo bellissimo ruolo è stato il Mangiafuoco di Pinocchio di Matteo Garrone.

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